Due cerotti e un ostello

Garze e cerotti

Ovvero: primo viaggio in compagnia dopo quattro anni, esperimento pienamente riuscito!

Poichè il viaggiare da soli è la scelta meno comune per gli italiani, in internet potete trovare molti articoli e interi blog di viaggiatori solitari che danno consigli su come affrontare quest’insolita esperienza. Io però fino a qualche settimana fa avevo il problema contrario: l’insolita esperienza per me è viaggiare con qualcun altro.

Poichè da quattro anni viaggio da sola, alla vigilia del mio primo primo viaggio in compagnia dopo tanto tempo ero seriamente preoccupata. Mi farà spendere più di quanto sarei disposta a spendere? Passeremo le serate in ostello perchè è troppo stanca per uscire? Si lamenterà continuamente? Sarà insoddisfatta ma non dirà mai il perchè? Se le mie idee non le piacciono, proporrà qualcosa in alternativa o toccherà sempre a me la rogna di trovare qualcosa da fare che la possa rendere contenta? Parlo della mia compagna di viaggio, naturalmente. Quell’elemento sempre assente nei miei viaggi degli ultimi quattro anni. Una presenza a cui non ero più abituata. Eppure desiderata, dai tempi della vacanza in Sicilia durante la quale qualcosa non andava…

L'”andremo d’accordo?” era dunque la grande incognita del mio viaggio in Serbia. Che le premesse fossero buone – prenotare voli e ostelli era stato di una facilità incredibile, nessuna fatica in più rispetto al prenotare da sola – non era sufficiente a calmare le ansie. Che questa mia amica fosse stata compagna di viaggio in passato, e che tutte le esperienze precedenti fossero state positive, on era ancora sufficiente. Le persone cambiano, e poi c’è così tanto che può andare male nei rapporti con le persone…

Invece, dal momento in cui ci siamo trovate all’aeroporto di Belgrado fino a quando, dieci giorni dopo, ci siamo salutate nello stesso aeroporto non c’è stato nulla che sia andato male. Nessuna tensione. Nessun litigio. Mi sono sentita completamente rilassata e libera di parlare e agire senza autocensurarmi “perchè se dico questo poi magari lei s’incazza”…

Dieci giorni sono scivolati via lisci come l’olio, grazie a una pressochè totale comunanza di interessi, desideri e necessità, con un solo episodio di divergenza, all’ultima sera, che non ha creato alcuna frattura. La compagna di viaggio era stanca e voleva andare a letto, io invece avevo ancora voglia di musica. Senza piantare musi, una è andata in direzione piano di sopra, l’altra in direzione dell’uscita. Mentre lei si godeva il desiderato sonno, io saltavo e sudavo ascoltando l’ultimo concerto del Belgrade Beer Fest. Se io avessi seguito lei mi sarebbe venuto il nervoso e non sarei riuscita a dormire; se lei avesse seguito me si sarebbe annoiata a morte e mi avrebbe mentalmente maledetta per tutta la durata del concerto. Così invece tutte felici. Sembra facile, ma molte persone si sarebbero offese (“Mi lasci da sola”), e in nome dello stare insieme ci saremmo entrambe rotte le balle. In passato era andata molte volte così.

Ma allora perchè soltanto a ottobre dell’anno scorso dicevo di continuare a viaggiare da sola considerandola ancora la soluzione migliore per me, nonostante viaggiare da sola non fosse più il mio desiderio? E cosa c’è di diverso rispetto alla vacanza che quattro anni fa mi aveva convinta a intraprendere e percorrerla per anni la strada del viaggio in solitaria?

La chiave sta in poche parole usate qualche riga più su: una pressochè totale comunanza di interessi, desideri e necessità. A ottobre ancora non mi era chiaro, ma mi sarebbe stato chiaro pochi mesi dopo, che io e la mia compagna di viaggio stavamo vivendo una fase della vita simile. Vite diverse, per carità, ma stavamo provando sentimenti e vivendo situazioni per cui, alla fin fine, volevamo un po’ le stesse cose. O, rovesciando la medaglia, sentivamo la mancanza delle stesse cose, riassumibili in una parola: “condivisione di esperienze”. La “totale comunanza”, invece, nella vacanza del 2009 totalmente mancava. Io e la compagna di viaggio dell’epoca stavamo vivendo diverse fasi della vita, situazioni per niente comparabili, e no, i desideri e le necessità non erano le stesse.

Qui mi sento di aprire un’importante parentesi. Va distinto in maniera netta tra “amici” e “compagni di viaggio”. Le due espressioni non sono sinonimi. Un carissimo amico non è necessariamente un buon compagno di viaggio, e ci&ograve, non ha niente a che vedere con le qualità della persona. La compagna di viaggio del 2009 è una persona splendida, a cui voglio un bene dell’anima e che da anni mi dimostra una sincera e profonda amicizia. Quell’amica che un giorno mai ti sposassi vorresti come bridesmaid, insomma. Per chi si sposa, per chi non si sposa quell’amica con cui ti fai fuori una bottiglia di rum (e miele!) raccontandoti i segreti più intimi. Ma, per me (e sottolineo il “per ME”), non è una buona compagna di viaggio. E questo, ripeto, non ha a che fare con sue caratteristiche: non è che sbaglia in qualcosa o che io sono migliore di lei in qualcosa. Semplicemente, non c’è la stessa visione del viaggio.

Un altro fattore che ha contribuito al successo di questa vacanza in due è che ho già prenotato la prossima, e sarà di nuovo una vacanza in solitaria. Paradossalmente, il sapere che tra pochi mesi sarò di nuovo, da sola, nella mia amatissima Asia, ha reso sopportabili (sopportabilissimi) gli inevitabili, piccoli compromessi che comporta una vacanza con altre persone. L’unica difficoltà che ho dovuto superare, e che il pensiero del viaggio in Vietnam mi ha aiutato a superare, è stata una lieve sensazione di claustrofobia, e la intendo in senso metaforico, come stato mentale, senza riferimento agli angusti spazi (parecchio angusti!) che ho dovuto condividere con la mia compagna di viaggio. Direi che è comprensibile aver provato questa sensazione di claustrofobia se si considera che vivo da sola da parecchi anni (teoricamente ho una coinquilina, ma non si vede mai) per cui non sono per niente abituata a trascorrere 24 ore al giorno con la stessa persona, condividere insieme tempi e spazi… è stato qualcosa di assolutamente nuovo per me.

Sono certa che dopo questa felice esperienza affronterò il viaggio in Vietnam a cuor più leggero. Perchè andare in Vietnam da sola è ciò che realmente voglio. Questa compagna di viaggio che ha funzionato 100% in Serbia non me la porterei in Vietnam. Perchè? Non è la stessa persona, quella con cui hai passato dieci giorni stupendi, condiviso risate, musica, confidenze? Sì, ma il tipo di vacanza che voglio fare a ottobre è diversa e in quella particolare situazione non credo che io e lei avremmo ancora la pressochè totale comunanza di interessi, desideri e necessità.

In altre parole, il sapere che andrò in Vietnam mi ha fatto godere di più la vacanza in Serbia. A ogni attacco di claustrofobia mi dicevo “massì, chissenefrega, alla prossima vacanza avrò tutto il tempo per fare quello che voglio io”. Allo stesso modo, l’essere stata in Serbia renderà più bella la vacanza in Vietnam. Penserò che sono lì da sola perchè l’ho voluto, e non perchè non c’erano alternative migliori.

Vi chiederete allora che succederà nei prossimi viaggi. Continuerò a percorrere la strada del viaggio in solitaria o tornerò sui miei passi e riprenderò a viaggiare sempre in compagnia? Nessuna delle due o meglio tutte e due. Deciderò caso per caso in base al mio sentire, e al mio sentirmi in relazione agli altri. Quando avrò in mente un programma che penso di poter condividere con una persona, allora viaggerò con la persona con cui mi sento di condividere quell’esperienza. Badate, non una persona qualunque, ma – ripeto – la persona con cui mi sento di condividere quella particolare esperienza. Continuerò a fare da sola quei viaggi per cui non trovo persone realmente interessate o che sono per me cos&igrave, importanti o hanno un significato personale per cui è qualcosa che voglio fare da sola.

E ora vi svelo il perchè dell’immagine in questo post*: da brave amiche, abbiamo deciso di sbucciarci una gamba più o meno nello stesso punto. Lei mi ha prestato garza e cerotto, e io le forbicine per tagliare la garza. Che tenere, eh? :)

* sto mentendo, naturalmente, non l’abbiamo fatto apposta: lei è finita in un non meglio precisato cespuglio di rovi; io mi sono sbucciata una gamba con lo spigolo della finestra mentre tentavo di aprirla (ci sono riuscita, ma con troppa veemenza…)

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