Mollo tutto e rimango

Cosa succede a chi invece di mollare tutto e andarsene decide di mollare tutto e restare?

Il 10 febbraio 2015 ho lasciato le certezze e le comodità di un lavoro dipendente con contratto a tempo indeterminato, full time. L’ho lasciato per molte ragioni, che si riassumono in una sola: ero infelice. Ma come osavo essere infelice? L’azienda per cui lavoravo era la migliore che ho trovato in sei anni di vita in Irlanda e le condizioni che mi offrivano molto vantaggiose: uno stipendio non alto ma decisamente buono per quel poco che facevo, flexi time che mi permetteva di entrare quando volevo tra le 8 e le 10 e uscire tra le 16.30 e le 18.30, ambiente rilassato e colleghi simpatici, molti e generosi social events pagati dall’azienda (a cui devo gran parte delle sbornie degli ultimi tre anni), una sede in zona centrale non proprio vicinissima a casa mia ma comunque raggiungibile a piedi. Condizioni vantaggiose, ma io mi sentivo morire.

L’essere arrivata a odiare un lavoro che non aveva nulla di difficile o svantaggioso mi ha fatto capire che non era **quel** lavoro o **quell’azienda** che odiavo, ma quel tipo di vita. Ho un’intolleranza per il lavoro in azienda e ciò che comporta: aria condizionata, luce artificiale, star seduta nella stessa posizione per otto ore al giorno con il cesso come unica opportunità di farmi due passi, manager e hr che ti stressano la vita, schizofrenici criteri di valutazione del tuo lavoro per cui tu che lavori meglio vieni valutato meno della persona a cui devi insegnare il lavoro, le frenetiche pause pranzo, il traffico al mattino e alla sera… uno stile di vita dettato dai numeri che io trovavo contrario alla natura umana. O forse solo al mio carattere. Non ce la facevo.

Ho sognato il giorno in cui lasciavo il lavoro d’ufficio così tante volte che quando è arrivato mi è sembrato un giorno normale, un giorno già vissuto. Mi immaginavo un’esplosione incontenibile di gioia, un annuncio pubblico in grande stile su Facebook, una mega festa con gli amici. E poi un viaggio, o meglio IL viaggio, quello lungo, quello sognato, il cui itinerario avevo pianificato così tante volte. Non era questo che facevano gli autori dei blog che leggevo? Lasciavano il lavoro e se ne andavano. Alcuni trovavano lavoretti qua e là, altri lavoravano come nomadi digitali. Ma nessuno ha lasciato l’ufficio per rimanere nella stessa città.

Il 10 febbraio 2015 non ho scritto nulla sulla mia pagina Facebook. La mia gioia è stata molto intima, e ho voluto condividerla con una sola persona. Non c’è stata alcuna festa. Ho lasciato l’ufficio a mezzogiorno, accompagnata alla porta dalla nuova manager e dal collega a cui ero più affezionata. Al cancello mi attendeva la persona con cui ho voluto condividere la mia gioia. Abbiamo passato poco tempo insieme. Mi ha accompagnata alla fermata dell’autobus per l’aeroporto. Cinque giorni dopo ero già di ritorno. Non si può definire un lungo viaggio, vero?

Mi ero data fino a fine marzo per riposarmi. Il 9 marzo termino un corso di fotografia e il 19 inizio a fare volontariato al festival del cinema di Dublino, come ogni anno. Avevo dieci giorni liberi, pure di più se avessi deciso di saltare l’ultima lezione del corso. Situazione da prendere al volo, o meglio prendere un volo per sfruttare la situazione. Avevo trovato un volo per le Maldive a 550 euro, e di mare certo ne avevo bisogno. Ma due settimane di mare, non mi sarei annoiata? Allora ho cercato programmi di volontariato con gli animali, ma avevano tutti dei costi proibitivi. Allora ho pensato che avrei potuto farmi un viaggio in treno, ma avevo troppo poco tempo per la Transiberiana. Un treno in Marocco: no, qualcosa non mi ispirava. Il Marocco non mi ispirava? IL MAROCCO? Quel paese che mi ha sempre affascinata e che ho sempre tanta voglia di visitare????

Non riuscivo a decidere dove andare e intanto il tempo passava, i prezzi dei voli aumentavano. E io lo so. Lo so bene. Quando non sai decidere è perchè dentro di te hai già deciso. IO NON VOLEVO ANDARE DA NESSUNA PARTE.

(continua)

Le montagne colorate di Zhangye, Cina

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