Sopravvivere in Cina senza parlare cinese

Ho prenotato il mio viaggio in Cina con mesi di anticipo. Con così tanto tempo a mio disposizione, pensavo, imparerò qualcosina da dire in cinese che mi potrebbe servire. Secondo voi l’ho fatto? No, naturalmente. Mi sono ritrovata alla vigilia della partenza con il panico di non sapere come comunicare.

Mi spaventava molto l’idea che i cinesi non sapessero l’inglese e io non sapessi il cinese, e in effetti la comunicazione è stato un problemone! Avevo già viaggiato in paesi di cui non conoscevo la lingua ma ero riuscita sempre ad arrangiarmi con quel po’ di inglese conosciuto dalla gente del posto e aiutandomi con i gesti. In Cina ho trovato pochissime persone che sapessero l’inglese e spesso si trattava di un inglese molto elementare, che rendeva comunque difficile la comunicazione. Ma la maggiore difficoltà che ho incontrato in Cina è dovuta al fatto che la comunicazione non verbale non funziona. Tra gli stranieri quella del cinese che continua imperterrito a parlarti nonostante tu non stia capendo un cazzo, e lui pure non capisca un cazzo dei tuoi disperati tentativi di fargli capire che non stai capendo, era diventata una barzelletta.

Se anche a voi spaventa l’idea del non saper come comunicare, tranquillizzatevi: l’istinto di sopravvivenza avrà la meglio e ve la saprete cavare. Nella maggioranza dei casi basterà un po’ di buon senso, altre volte un po’ di creatività. Ecco come me la sono cavata io e cosa vi consiglio di fare.

istruzioni per prendere il bus in cinese

Avere sempre scritto in cinese l’indirizzo della propria destinazione: città,  hotel o ostello

Fondamentale avere la vostra destinazione scritta in cinese se dovete prendere un autobus o un taxi: gli autisti non sanno l’inglese e se gli dite il nome di dove volete andare, che probabilmente pronuncerete male, non vi capiranno.

Non pensate che tanto voi viaggiate low cost e il taxi non lo volete prendere, perchè in alcuni casi il taxi è l’unico mezzo disponibile oppure può rivelarsi utile se per caso vi perdete.

Fate foto

Io ho trovato molto utile fare foto man mano che mi spostavo per avere poi dei riferimenti da mostrare nel caso non fossi stata in grado di tornare. Con un semplice espediente sono riuscita a prendere l’autobus del ritorno dalle montagne colorate a Zhangye: appena arrivati ho scattato una foto all’autobus zoomando sulla scritta in alto che riportava il tragitto compiuto dal bus (città di partenza – punto di arrivo). All’uscita dal parco per riconoscere l’autobus che avrei dovuto prendere tra i molti lì parcheggiati e ho tirato fuori la foto e ho cercato la stessa scritta. Senza un promemoria visivo mi sarebbe stato impossibile riconoscere l’autobus giusto.

Avere con voi una cartina del luogo in cui state andando

Avere con voi una cartina del luogo in cui state andando vi permette di comunicare la vostra destinazione casomai qualcuno ve lo chiedesse. E chi mai me lo potrebbe chiedere?, penserete. La polizia, per esempio.

A me è andata così. Ero a Gubeikou, delizioso paesino a circa due ore da Pechino da cui si può fare trekking sulla Grande Muraglia. Una mattina parto per un’escursione il cui percorso confinava per un tratto con zona militare. Ero stata avvisata di questo dalla receptionist dell’ostello. Mi sto giusto dirigendo verso la parte al confine della zona militare quando una macchina mi sorpassa. La noto solo perchè non avevo ancora visto passare auto. Senonchè dopo una distanza che non so calcolare (100 metri?) l’auto si ferma e fa retromarcia. Mi si affianca. Vedo al suo interno due militari. Mi cago addosso. Penso che magari son finita per sbaglio in una zona proibita e la punizione sarà pesante. Come glielo spiego a questi due che volevo solo farmi una camminata?? I due naturalmente mi parlano e continuano a parlarmi nonostante io non capisca niente. Allora come unica risorsa tiro fuori la macchinetta fotografica e gli mostro la foto che avevo scattato alla cartina esposta in ostello con il tracciato del mio percorso. Glielo indico con il dito, tutto il percorso. Annuiscono e se vanno. Credo mi abbiano fatto anche un cenno di saluto.

Farsi scrivere da chi parla inglese le frasi che vi servono

Vero, ho scritto prima che i cinesi non parlano inglese. Però esistono le eccezioni e quando le trovate… sfruttatele!! Grazie al rudimentale bigliettino che mi sono fatta scrivere dalla receptionist dell’ostello a Zhangye sono riuscita a comprarmi il biglietto dell’autobus per andare a vedere le montagne colorate di Danxia; con lo stesso metodo a Jiayuguan ho preso un autobus urbano per andare alla stazione delle corriere e lì comprare un biglietto per Dunhuang.

Portare sempre con voi un dizionario

Qui devo ammettere che è merito di qualcun altro. Io il vocabolario non lo volevo comprare. “Massì, l’ho comprato anche per il Giappone e non l’ho mai usato”. Peccato però che il Giappone sia un paese moderno e organizzatissimo, dove generalmente non si hanno problemi a muoversi. Discorso diverso in Cina, e soprattutto se ci si avventura in zone come il Gansu meno battute dai turisti occidentali. In almeno due occasioni il dizionario mi ha salvato la vita e devo ringraziare chi ha insistito perchè lo comprassi.

A Shanhaiguan ci sono arrivata per avere la Grande Muraglia che si getta nel mare. Seppur la giornata abbia offerto momenti interessanti, e non mi sia pentita della visita, la città nel complesso è qualcosa di abbastanza squallido. Non sapendo esattamente cosa aspettarmi e conoscendo la mia cocciuta curiosità che mi porta a voler esplorare ogni angolo di una città che so di visitare per una sola volta in vita mia, avevo prenotato il treno del ritorno alle otto di sera. Senonchè mi ritrovo alle quattro e qualcosa del pomeriggio ad avere finito tutti i giri, aver visto tutto quel che mi andava di vedere e la prospettiva poco allettante di passare altre quattro ore (a far che?) in quella squallida città. Mi sono detta che dovevo pur provarci. E così ho aperto il dizionario e piegato l’angolo di tre pagine e in ciascuna ho cerchiato con la biro tre parole: “biglietto”, “cambiare”, “orario”. Su un pezzetto di carta ho scritto la sigla del treno che avrei dovuto prendere e nella riga successiva la sigla del treno che avrei voluto prendere. Mi sono messa in coda col cuore che batteva come un forsennato, pensando che non ce l’avrei mai fatta, disperandomi all’idea di perdere quattro ore in un posto che mi deprimeva. Alle otto di sera, ora in cui sarei dovuta partire da Shanhaiguan, ero a Pechino. Potere del dizionario.

Nel treno Zhangye-Jiayuguan ero accerchiata da quelli che a prima vista sembravano dei brutti ceffi. La mia presenza ha attirato la loro attenzione nel momento stesso in cui sono salita sul treno, vuoi per la mia pelle bianchissima o per la mia valigia rigida che forse sui quei treni non s’era mai vista. Io mi dirigo diligentemente al posto segnato sul mio biglietto, e questi in gruppo si mettono a fissarmi. Poi iniziano a ridacchiare, guardarmi e parlarsi, indicarmi e ridere.

Io non so che fare. Provo la strategia del sorriso: sorrido, sorrido sempre, sorrido a tutto quel che si dicono e che ovviamente io non capisco. Poi provo con lo strategia dello sguardo ebete. Ma questi continuano a fissarmi e, peggio ancora, iniziano a rivolgermi direttamente la parola. Dopo un numero indefinito di stentati sorrisi mi si accende una lampadina in testa. “Ho il dizionario!”. Lo tiro fuori dalla borsa, lo mostro trionfante e mi metto subito a cercare la parola magica. Poi porgo il dizionario a quello che sembra il boss del clan, il mio dito che punta la parola “vacanza”.

Da lì è iniziata una grottesca conversazione fatta di singole parole -“Italiana” “vacanza” “no” “si” “fidanzata” “lavoro” “cina… bella… tanto” – fino a quando non sono stata più una novità, l’allegra banda ha perso l’interesse per me e hanno ricominciato a badare ai fatti loro, lasciandomi in compagnia di un romanzo di Zadie Smith. Non avessi avuto con me il dizionario, avrei passato quelle ore ad avere paura di gente del tutto innocua.

Vi sarà sufficiente un dizionario tascabile italiano-cinese. Io ho usato un dizionario inglese-cinese, credo sia la soluzione migliore se ve la cavate con l’inglese. Il mio era l’Oxford Chinese Mini Dictionary.

Rassegnatevi, soprattutto quando ordinate da mangiare

Mettetevela via, ci saranno situazioni in cui proprio non riuscirete a capire o a farvi capire. Rassegnatevi a quest’idea e non prendetevela quando le cose vanno storte.

Per me l’incubo del viaggio in Cina è stato ordinare da mangiare. Anche quando c’erano le foto dei piatti sulle pareti del ristoranti o quando il menu era bilingue cinese/inglese mi sono vista arrivare cose ben diverse da quel che pensavo di aver ordinato. Dopo le prime volte in cui la delusione mi rovinava l’appetito, ci ho fatto il callo e ho lasciato decidere al destino. E’ stato un po’ stronzo, devo dire, perchè non mi sono mai capitati piatti succulenti, ma accetto l’imprevisto come parte del viaggio. E poi anche fossi riuscita a ordinare quel che volevo mangiare, chi mi dice che mi sarebbe piaciuto? Meglio non prendersela e godersi il proprio tempo all’estero

Città Proibita, Pechino

Ti è piaciuto quest'articolo? Condividilo! Facebooktwitter

Comments

  1. paolo says:

    Bellissimo post …divertente e pieno di osservazioni giuste e utili ….anche io sono un viaggiatore solitario sacco in spalla e mi sono divertito molto a leggere il tuo articolo

    1. laragazzaconlavaligia says:

      grazie!! :) hai qualche tua personale “tecnica di sopravvivenza” da suggerire?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.