Del perchè viaggio sola – 1

Ma ve l’ho mai detto perchè viaggio da sola? No? E allora ve lo dico adesso. Sedetevi comodi: il perchè ho iniziato è presto detto, ma il perchè ho continuato è storia lunga.

Ho iniziato a viaggiare da sola per il semplice motivo che a un certo punto della mia vita mi scocciai di non fare quello che mi piaceva. Un po’ lo stesso motivo per cui ho iniziato ad andare al cinema da sola (m’ero definitivamente rotta le palle dei blockbuster americani), ai concerti da sola (avevo pur voglia di ascoltare nuovi gruppi), e di farmi le passeggiate da sola (lontana dai centri commerciali). Parlando di viaggi, per anni pur di andare in vacanze con le amiche ho fatto quello che volevano loro, che era, con poche eccezioni (tra cui Rodi, l’on the road in Croazia, Barcellona) qualcosa di ben diverso dai miei reali desideri.

Il mio primo dream travel, un sogno adolescenziale durato fino ai 20 e più anni, era l’Interrail. Ma mentre io sognavo avventure e libertà, le mie amiche si sentivano più a loro agio con una vacanza Alpitour. Questione di sicurezza, dicevano. Per me era più che altro una questione di pigrizia culturale.

All’epoca ero molto ingenua e ben più timida di oggi (e se mi conoscete sapete che ancora oggi sono molto, molto timida… figuratevi all’epoca), per cui non mi passava neanche per l’anticamera del cervello di partire da sola. Motivo per cui placidamente accettavo, senza obiettare, le proposte delle amiche. Qualche tentativo per una vacanza in linea con i miei desideri l’ho pur fatto, ma desistevo non appena mi rendevo conto che le mie proposte venivano viste come qualcosa di folle.

L’ultima volta che sono andata in vacanza con un’amica è stato nel 2009. Organizzare una vacanza al mare di una settimana mi costò, senza esagerare, settimane di serate passate in Internet. Serate durante le quali la mia amica se ne andava – dichiaratamente – fuori a divertirsi. Guarda tu che tanto non hai amici per uscire, era il concetto. Il che sarebbe sufficiente per scocciarsi, ma non mi avrebbe dato fastidio – era pur vero che all’epoca non avevo amici per uscire [io e l’amica in questione abitavamo in paesi diversi, nda] – se non fosse che in maniera tipicamente italiana le mie proposte venivano respinte senza:

a) una motivazione sul perchè del rifiuto
b) una o più proposte alternative

In mancanza di una spiegazione sul cosa c’era che alla mia amica non andava mi riusciva difficile trovare un’alternativa che le avrebbe potuto andare bene. E a questo punto ce ne sarebbe abbastanza per scocciarsi. Voglio dire: visto che è a TE che non va bene, fai TU una proposta, no? No, il tempo in internet lo devo perdere io. Cosa tipicamente italiana.

La conclusione fu che andammo a Mallorca, dove io ero già stata, e il volo aereo mi costò un occhio della testa (per fare paragoni: quanto il volo per Istanbul, 140 euro più del volo per Lisbona, quasi metà del volo per la Thailandia). Fu indubbiamente una bella vacanza, buon cibo, spiagge incantevoli, lunghe nuotate, e pure una ultima notte di follia (in cui temo di aver baciato un minorenne). Ma lo sforzo organizzativo fu spropositato rispetto alla semplicità della tipologia di vacanza che si intendeva fare, e si fece.

Non sono una persona che si arrabbia, ma traggo le mie conclusioni. All’epoca la conclusione fu: bello, ma mai più.

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