Cina, un’occasione perduta

Mi sono avvicinata alla lettura di viaggio soltanto l’anno scorso. Prima, “scrittura di viaggio” per me era equivalente a “guide turistiche”.

In quest’anno ho letto libri interessanti, ma finora nessuno mi era entrato nel cuore come quello che ho appena terminato di leggere, China Road: A Journey into the Future of a Rising Power di Rob Gifford, tradotto in italiano con il titolo Cina. Viaggio nell’impero del futuro

Cina, viaggio nell'impero del futuro

È un libro straordinario. L’esperta scrittura di Rob Gifford, giornalista professionista, fonde abilmente tre elementi: serietà, nelle rigorose dissertazioni storiche ed economiche; affetto, nello sguardo con cui l’autore osserva un paese in cui ha vissuto per anni, e che ancora lo affascina, lo fa arrabbiare, e lo confonde; l’ironia, che è soprattutto autoironia, in un’aneddottica di viaggio che è il tratto comune degli altri autori di viaggio da me letti finora (Bill Bryson, Charlie Connelly, Lawrence Osborne).

Merito di un racconto scorrevole che mai s’inceppa, a differenza degli autobus su cui viaggia l’autore, il libro informa, incuriosisce, affascina, diverte. È un vero page turner, che tiene incollato il lettore fino all’ultima pagina, e questo lo differenzia dai libri di viaggio da me letti finora, che pur raggiungendo picchi elevati di qualità in alcuni punti, non sono riusciti a mantenere vivo il mio interesse per tutti i capitoli.

Il racconto di un viaggio lungo la route 66 cinese

La China Road del titolo è la Route 312, una strada a cui l’autore attribuisce lo stesso valore simbolico dell’americana Route 66, e che Rob Gifford percorre da Shangai fino al confine con il Kazakistan, attraversando la Cina da est a ovest.

I quattromila e più chilometri del percorso dell’autore sono puntellati da numerosi incontri, pianificati e non. Per conoscere la Cina Rob Gifford vuole parlare con la gente, vuole sapere come realmente vivono, cosa pensano, cosa sognano. Parla con studenti, prostitute, presentatrici di talk show radiofonici, venditori Amway, ciclisti in viaggio lungo il deserto, monaci, autisti di camion che cercano di evitare le multe poco legali della ufficiali di polizia locali, businessmen e businesswomen, madri, contadini, appartenenti a minoranze etniche, un eremita…

L’incontro che più mi ha aperto sugli occhi sulla realtà della Cina? Quello con i medici che praticano l’aborto obbligatorio (com’è tristemente ironico, eh? paesi al mondo in cui una donna adulta vuole abortire non può farlo, e altri in cui chi non vuole è obbligato per legge).

Questa caleidoscopica galleria di personaggi unita alle descrizioni dei luoghi, talvolta di una bellezza mozzafiato, altre volte di una bruttura repellente (che però, nella sua mostruosità, può offrire spunti di riflessione al viaggiatore pensante) ha dato più forza al mio recentemente risvegliato interesse per la Cina.

Cina, la mia occasione perduta

A ogni pagina sentivo una voce che mi diceva: “Vai, prima che scompaia”. Ma più leggevo e più mi sentivo pervadere da uno strano sentimento di nostalgia. Come puoi essere nostalgico di qualcosa che non hai mai conosciuto? E allora ho capito. Non era nostalgia, era rammarico, per aver perso l’occasione di conoscere la Cina prima che la sua fisionomia geografico-sociale sia irremediabilmente trasformata. Nel momento stesso in cui mi sono resa conto di essere così affascinata dalla Cina da volerci andare, scopro anche che la Cina da cui sono affascinata è un luogo che non esiste più. È come se fossi arrivata all’imbarco del mio volo per la Cina troppo tardi, e non mi rimanesse altro che guardare dalla terrazza dell’aeroporto il mio aereo che parte.

La prima edizione di China Road. A Journey Into The Future Of A Rising Power è del 2007. Sono trascorsi 5 anni, duranti i quali l’aggressiva crescita economica della Cina, con i suoi corollari di industrializzazione e inquinamento, è continuata.

Come apparirà al turista di oggi la Route 312? Cosa direbbero oggi le persone incontrate da Gifford nel suo viaggio?

Lost in translation

Il titolo della versione italiana del libro di Gifford è a mio avviso fuorviante. “Viaggio nell’impero del futuro” presuppone un ottimismo di fondo che vede la Cina destinata a un futuro grandioso, come se l’autore avesse una teoria da esporre.

Il titolo inglese rende più efficacemente il punto di vista dell’autore: la Cina è sì un rising country, ma il suo futuro pone numerosi interrogativi.

La Cina è davvero la nuova superpotenza globale? Riuscirà, e come, a mantenere questo potere? ` davvero così forte come sembra dall’esterno? Questi interrogativi sono la mappa di cui si serve l’autore per tentare di capire e di spiegare un paese complesso, e molto poco conosciuto o frainteso, da noi occidentali.

Da qualche mese per motivi lavorativi ho a che fare con l’economia della Cina un po’ tutti i giorni. E mi spaventa. Mi spaventa che gli errori del passato non servano a niente, perché ogni volta che una nazione inizia ad arricchirsi si innesca la corsa all’avere di più, e nessuno si ferma a pensare al futuro, con consequenze disastrose (vedi l’Irlanda).

Mi spaventa che il gigante cinese possa essere una colonna portante dell’economia mondalie, e che se il gigante crolla siamo tutti nei guai. Mi copro le orecchie e gli occhi al pensiero dei diritti umani che vengono quotidianamente violati, in un vigliacco occhio non vede, cuore non duole.

Il valore di un libro

Per questi motivi ho amato moltissimo il libro di Gifford. È stato come viaggiare senza mai alzarmi dal mio letto. E, lasciatemelo dire, le emozioni e la conoscenza che ne ho tratto hanno ben altro spessore rispetto ai filmati di Licia Colò, con buona pace di mia madre che è una grande di Alle Falde del Kilimangiaro.

Per riassumere, usando le parole di qualcun altro:

Gifford’s book is a fantastic way to attempt to understand China more and there aren’t any dull moments accompanying him on his road trip.
Get Your Kicks on Route 312, post tratto dall’interessantissimo Mark’s China Blog.

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Comments

  1. Francesco hu says:

    Quella Cina che cerchi esiste ancora !!

    1. laragazzaconlavaligia says:

      bisogna saperla cercare, immagino.

      Hai qualche consiglio da darmi se dovessi fare un secondo viaggio in Cina?

  2. Marco says:

    Articolo molto interessante. Leggerò il libro di sicuro. L’anno scorso ho vissuto 3 mesi in Cina e durante un viaggio nella provincia della Yunnan ho provato la tua stessa sensazione: di essere arrivato in ritardo. Il turismo di massa sta già spolpando tutto il fascino della nazione.

    1. laragazzaconlavaligia says:

      :(

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