Innamorarsi di Dublino

Le città per me sono donne, tutte meno una: Dublino. Per me Dublino è sempre stato un uomo. Un uomo di cui sono stata, e sono tuttora, innamorata.

Non è stato amore a prima vista. La prima volta, anzi, ho provato solo un pallido interesse. Nei successivi fugaci incontri – weekend o brevi vacanze – si è accesa la passione. Poi, quando mi sono trasferita, la mia relazione con Dublino è diventata l’impero dei sensi: sono stata frastornata da nuovi colori, odori, suoni. Era la fase dell’entusiasmo e della scoperta, un orgasmo che durava un giorno intero, o notti intere. Poco importava che tutto andasse male, che fosse arrivata la crisi, che avessi la certezza di venire licenziata di lì a poco, che dal lunedì al venerdì non vedessi la luce del giorno perché lavoravo in una stanza senza finestre.

Non importava nulla purchè lui stesse con me. O fuor di metafora, purché io abitassi lì. Avevo realizzato il mio sogno di vivere all’estero.

Ma se a Dublino io ho dato anima e cuore, Dublino non ha ricambiato il mio amore. O almeno così ho sempre pensato. Quando tutti gli stranieri di mia conoscenza si lamentavano del grigio e della pioggia e sognavano di andarsene via, io difendevo “l’uomo” che amavo. Dicevo che si stava bene, che era bello, che non faceva così freddo, che si poteva uscire anche con la pioggia, che c’erano tante cose da fare. Dicevo che non volevo andare via. Me ne andavo a passeggio da sola, per ore e ore, e mi emozionavo ad ogni passo.

Ho tentato, sì, di andar via, ho spedito curriculum fino in Cina e Sud Africa, la verità è che non volevo andarmene. Sono diventata l’amante di Dublino, la donna seconda scelta che si accontenta di qualunque cosa pur di stare con l’amato. Ho accettato sedici mesi in call centre, undici mesi a visionare video che non riuscirò mai a togliermi dalla testa e quattro anni di un lavoro noiosissimo, poco più che un data entry. Mi sono annullata per l’uomo che amavo (sempre Dublino, s’intende). La sua bellezza, il suo cuore pulsante, la sua aria sornione compensavano le difficoltà.

Dopo anni però qualcosa si è rotto nella nostra relazione, e non è stato negativo. Anzi. Io e Dublino abbiamo smesso di essere due amanti passionali, quelli del fuoco e della distruzioe, e siamo diventati due amanti teneri. Come due adolescenti che stanno insieme per tantissimi anni, crescono insieme e poi da adulti si rendono conto che ciò che vogliono è altro. Prendono due strade diverse ma continueranno a volersi bene per tutta la vita.

Spiegare perchè ho lasciato Dublino sarebbe troppo lungo, e forse non ne sarei nemmeno capace. Un intreccio di motivazioni personali riassumibili con “è arrivato il momento di andarmene, lo sento”. Se ho fatto bene non lo so, ma così come quando ho lasciato l’Italia sentivo che dovevo farlo, allo stesso modo me ne sono andata da Dublino perchè sentivo che quel capitolo della mia vita si era concluso.

La differenza fondamentale è che me ne sono andata dall’Italia con molta rabbia. Dall’Irlanda, invece, me ne sono andata con un senso di pace.

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