5 luoghi di cui non vi ho mai parlato

La lista di paesi che compare in questo blog non corrisponde alla lista dei paesi che ho visitato ma a quelli di cui ho parlato nei miei articoli. Ci sono paesi di cui scritto ma che non ho visitato (ad esempio il Nepal) e paesi che ho visitato ma di cui non ho scritto.

Le bozze di questo blog sono piene di idee per articoli su località che amo molto e che vorrei farvi conoscere. Non so se mai tirerò fuori dal cassetto questi articoli, ma oggi mi va di dirvi quali sono i 5 luoghi che amo di più tra quelli non ancora apparsi su questo blog.

El Hierro

Sono stata a El Hierro per la prima volta nel 2003 o 2004 – non ricordo nemmeno più l’anno esatto – e ci sono tornata una seconda volta uno o due anni dopo. All’ epoca nessuno conosceva la più piccola e la più occidentale delle isole Canarie, era un vero paradiso lontano da tutti.

Io l’ho scoperta perché un caro amico che voleva per l’appunto stare lontano da tutti si è trasferito lì. Sono stata ospite a casa sua, una tipica casina canaria in pietra, con la tavola da pranzo e il bagno all’esterno. Era piccola, ma tanto coccola: sono stata più felice lì che negli hotel 4 o 5 stelle in cui mi è capitato di soggiornare.

Di El Hierro ho poche foto perché all’epoca non avevo una macchina fotografica digitale. Le poche foto scattate sono dentro a una scatola dei ricordi che ho lasciato a casa di mia madre, vi posso mostrare solo le due che avevo scannerizzato.

il mare a El Hierro
è una foto molto brutta che non rende per niente giustizia al fascino di quest’isola ma ha un alto valore affettivo per me

Non ci torno da più di 15 anni, ma so che le cose sono cambiate…  non so quanto, ma di certo ora anche la remota El Hierro si è presa la sua fetta di torta turistica.

La prima avvisaglia di cambiamento è arrivata intorno al 2012 quando ho notato degli annunci di vacanze trekking a El Hierro in riviste di viaggio irlandesi. Poi ho iniziato a veder circolare il nome di quest’isola tra i nomadi digitali italiani: so che qualcuno si è trasferito, altri sono andati in visita, altri andranno. Non è più l’isola segreta, quel posto dove “solo io” ero andata e di cui mi potevo vantare.

Devo confessarlo: una parte di me voleva che il turismo non la scoprisse e che El Hierro rimanesse per sempre il rifugio dal mondo che per me era stato all’inizio degli anni Duemila. Per quest’isola nutro un affetto profondo, dovuto sia alle sue innegabili bellezze paesaggistiche sia al viaggio lunghissimo che ho affrontato per raggiungerla.

È stata la prima volta che ho dormito in aeroporto, ma questo al ritorno, all’andata invece mi ero fatta una notte al porto. Ho impiegato più tempo per tornare a casa da El Hierro che dall’Asia: 36 ore tra traghetto fino a Tenerife, autobus dal porto all’aeroporto (il primo a sud dell’isola, l’altro a nord… o viceversa??), notte all’aeroporto, volo per Verona, autobus dall’aeroporto alla stazione, treno da Verona a Padova, autobus dalla stazione dei treni a casa.

Era il mio primo viaggio “avventuroso”, organizzato da sola e con pochi soldi. Spesso penso a El Hierro come al mio primo viaggio da sola, anche se in realtà sono andata a trovare un amico.

A tutt’oggi per me  l’isola di El Hierro è uno dei posti più belli al mondo che io abbia visitato.

L’articolo mai scritto su El Hierro si intitola… “El Hierro“. Inizia così:

Mi accorgo di non avere ancora scritto un post su El Hierro. E dire che è stata una meta chiave nella mia storia di viaggiatrice.

cavalli a El Hierro, la più piccola delle isole Canarie

Gozo

Gozo è stata la meta di un mio breve viaggio in modalità nomade digitale nel settembre 2018, da venerdì alla domenica dopo.

Su questa isola meravigliosa a soli 15 minuti di traghetto dall’isola principale della Repubblica di Malta avrei voluto scrivere tanti articoli, in particolare uno sul dove dormire, uno sui sentieri da percorrere lungo la costa, uno su come fare una vacanza a Gozo con i mezzi pubblici.

Ma poi a viaggio finito il lavoro come sempre ha avuto la meglio, i giorni sono diventati settimane, le settimane mesi e io ho finito per pensare che ormai non aveva più senso scrivere di un luogo che avevo visitato così tanto tempo prima. Mi sembra di esserci stata ieri, e invece sono già passati due anni!

Gozo è anche un viaggio particolarmente fortunato, uno di quelli in cui tutto va dritto. Sono persino riuscita ad arrivare al gate d’imbarco in tempo nonostante fossi prima andata all’aeroporto sbagliato!

In barba a tutti i pronostici dell’ultima ora, i giorni a Gozo sono stati un vero toccasana. E dire che i giorni prima della partenza mi ero pentita di aver prenotato il volo, quasi non avevo più voglia di partire…

Più volte durante il mio soggiorno lì mi sono ritrovata a pensare: “Non so se vivrei a Gozo, ma la vita che sto facendo qui è quella che vorrei”. Di cosa era fatta la mia vita a Gozo? 8 ore di lavoro onesto ma senza stress, un paio d’ore in spiaggia o lungo una scogliera, una cena tranquilla, una sessione di yoga, letto; nel weekend passeggiate lunghe, da 4-5 ore, interrotte quando possibile da un tuffo in mare.

Uno degli articoli che non ho scritto si intitolava: “Gozo, un sogno color blu e crema“. Secondo me non c’è bisogno di scrivere altro: ho riassunto il perché quest’isola mi è piaciuta tanto in quelle parole.

Barcellona

Barcellona è sinonimo della più bella vacanza in compagnia della mia vita (ex aequo con l’on the road in Croazia): dieci intensi giorni con le due amiche di sempre. L’unica vacanza noi tre insieme, per il resto solo weekend.

Correva l’anno 2005, io ero una studentessa fuori corso, magrissima e convinta di essere sexy, facile preda di tempeste ormonali e colpi di fulmine, immune a gastriti e altri disturbi che in seguito avrebbero messo la parola fine alla mia carriera di nota sbevazzona.

Insomma, erano gli anni del divertimento.

E mi sono divertita veramente tanto in compagnia delle nobildonne, tra sfide al limite della denuncia (chi resisterà a chiedere l’elemosina per due minuti dentro la Sagrada Familia?), paelle mal riuscite, fritti pantagruelici, il juke box della signora Leo, scarpinate diurne e notturne, sette gonne e svariate t-shirt.

Ah sì, c’erano anche le visite culturali. Le case di Gaudì, bellissime.

Nel 2009 un’altra cara amica si trasferisce a Barcellona. La vado a trovare in agosto, ma in questo caso la splendida città catalana è solo una meta di passaggio da Dublino verso Mallorca. Stessa cosa nel 2014, in questo caso la destinazione finale sono i paesini della Costa Brava.

Barcellona diventa di nuovo la meta del viaggio nel 2018, subito dopo Gozo. Una settimana intera a vivere in un appartamento di Gracia come una del posto… o meglio, CON una del posto. La mia amica vive ancora lì e questa settimana per noi è stata una magnifica occasione per reincontrarci e trascorrere tempo insieme senza l’ansia di vedere questo o quello. Ironicamente, quando non hai una lista di cose da vedere o fare ne riesci a fare e vedere molte di più.

L’articolo in bozza mai completato s’intitola “Io e Barcellona“. Un rapporto d’amore che ha avuto momenti di alti e bassi ma dura ormai da 15 anni.

Bucarest

Dall’estate 2018 c’è un articolo tra le bozze del mio blog che si intitola “Bucarest non è brutta“. Mi sentivo di dover difendere la capitale rumena che tante volte mi era stata presentata come una città da non visitare.

Io a Bucarest ci sono stata una settimana e non mi sono annoiata. Vero, lavoravo 8 ore al giorno quindi non ho poi avuto così tanto tempo libero, ma calcolando di andare solo per turismo secondo me ci sono cose da vedere e da fare per più di un weekend.

Ammetto che non l’ho trovata affascinante in senso… come dire… estetico. Ecco sì, esteticamente non è una delle città più belle d’Europa (ma non è neanche colpa sua quando le antagoniste sono Venezia, Lisbona, Londra, Istanbul…), ma io l’ho trovata molto interessante.

Vi serve qualche buon motivo per andare a Bucarest?

Eccoli: una quantità incredibile di musei, una storia recente che merita di essere conosciuta meglio, tanti locali, street art, prezzi economici, facile da raggiungere. Se amate le birre come me c’è un motivo in più: Bucarest vanta bei locali e festival di birre artigianali!

palazzo a bucarest

 

Porto

A Porto non ho dedicato nemmeno una bozza: ingiusto trattamento per una città incantevole, capace di tener testa alla magnifica Lisbona. Forse ancora più decadente e più faticosa, disposta su dislivelli ancora più ripidi e senza elevadores, è una città unica, perfetta per un weekend o come tappa di un itinerario in Portogallo.

Il tempo trascorso a Porto è stato poco, e neppure dei migliori. Correva l’anno 2017, una cara amica si sposava a Sintra, che avevo già visitato nel corso di un precedente viaggio in Portogallo. Ho approfittato di quell’occasione per visitare una città mai vista.

Il giorno prima del matrimonio ho avuto uno strano dolore al piede destro, il giorno del matrimonio è partito male ma poi tra gioia e alcol il dolore non l’ho più sentito. Qualcosa però devo aver combinato perché il giorno dopo faticavo a camminare e ho continuato ad avere dolori per molti giorni dopo il mio rientro in Italia. A niente son serviti Voltaren, cuscini, ghiaccio, riposo.

Per salvare il salvabile ho visitato Porto con un autobus turistico, gli Hop On Hop Off (quelli con fermate in corrispondenza delle principali attrazioni turistiche). Non li amo, e non li ho amati neanche in quell’occasione, ma grazie a quelli e alla mia cocciutaggine sono riuscita a girarmi Porto in lungo e in largo nonostante le fitte di dolore ai piedi.

Di Porto il primo ricordo non è il male lancinante ma il meraviglioso ponte Dom Luis I, un ponte ad arco in ferro su due livelli che unisce le sponde del fiume Duero: da una parte il centro di Porto, dall’altra Vila Nova de Gaia, il quartiere delle cantine di vino porto. Il secondo ricordo è l’ultimo tramonto sul fiume, il terzo è la lunga passeggiata lungomare dalla spiaggia di Matosinhos verso il centro. E poi la stazione, le piastrelle, le birre artigianali…

Peccato davvero esserci rimasta così poco e in uno stato pietoso. M’è rimasta la voglia di tornare, magari fare come altre viaggiatrici incontrate in ostello: partire da Porto a piedi verso Santiago de Compostela. O regalarmi la crociera sul Douro che non ho avuto tempo di fare.

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