Come non fare la valigia e trovarsela fatta

Valigia

Fare la valigia mi ha sempre stressata. Magari una volta, quando le stagioni erano stagioni, uno poteva facilmente prevedere cosa gli sarebbe servito: a quell’epoca “fare la valigia” probabilmente non era una grande incombenza. Ma ora che le stagioni non esistono più (sagra dei luoghi comuni, ma se son comuni forse c’è una qualche verità), può capitare di avere bisogno di un maglione di lana durante una vacanza al mare a Jesolo (vero, ferragosto 2005, pioggia a dirotto e 12 gradi) o il costume da bagno per una vacanza in Irlanda (vero, estate 2013). E aldilà dei limiti imposti dalle compagnie aeree ci sono i limiti che mi autoimpongo, ovvero voglio che la valigia pesi il meno possibile visto che poi sono io a dovermela scorrazzare dietro. Fare la valigia equivale dunque a trovare il giusto equilibrio tra “meno possibile” e “tutto quel che mi serve”. Che stress. Senza poi contare le cose dimenticate a casa, che per la legge di Murphy di solito sono esattamente gli oggetti più utili. Ho notato in passato che facendo la valigia in un solo colpo si dimenticano parecchie cose, alcune inutili, altre purtroppo essenziali. Strano come le cose essenziali siano quelle che ci si dimentica più facilmente.

Basta. Da anni per evitare lo stress delle valigia ho deciso di smettere di farla e lasciare che si facesse da sola. Per modo di dire, ovviamente. Ancora la bacchetta magica non ce l’ho. Il sistema che ho adottato è questo. Una settimana prima della partenza apro la valigia e la lascio aperta sul pavimento della mia stanza. In un primo momento la riempio di quelle cose che mi vengono immediatamente alla mente, così, di getto. Di solito sono mutande (“una bella scorta, diceva mia nonna, perchè se poi ti viene male…”), calzetti, magliette, pantaloni, bagnoschiuma, shampoo, dentrifricio, spazzolino da denti. Da lì in poi, ogni volta che mi viene in mente qualcosa che voglio portare con me, semplicemente lo aggiungo. Crema solare mi serve? Dentro. Adattatore per la corrente, sì decisamente serve, dentro. Un altro paio di scarpe? No, non mi serve, piuttosto le ciabatte, quelle sì. Ah, gli indirizzi degli ostelli, così non devo rompermi le palle ad aprire Internet. E avanti così.

Dopo qualche giorno mi ritrovo a non buttar dentro più niente perchè è già tutto lì. Et voilà, la valigia è fatta, senza che io mi sia mai messa appositamente a farla. Il momento del “fare la valigia” non esiste più. Si evita stress, non si lasciano a casa le cose importanti. E la sera prima della partenza, invece a stare in casa col panico, potete uscire a divertirvi. Yuppi!

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Comments

  1. kiruccia says:

    Che dire, ognuno ha le sue tecniche! Io non potrei fare così perché mi ritrovo puntualmente a stirare le magliette “buone” 2 giorni prima della partenza, poi se mettessi dentro le cose un po’ alla volta avrei paura di aver tralasciato qualcosa (buffo invece che per te sia l’esatto contrario! :D). Solitamente, se si tratta di un viaggio lungo, io inizio qualche giorno prima a fare l’elenco delle cose che voglio portare, poi con l’elenco alla mano faccio la valigia.
    …E mi ritrovo a farla la sera prima, potrei metterci mezz’ora perché tanto è tutto perfettamente organizzato, e invece ai preparativi si mescolano l’ansia e l’eccitazione da partenza, e così finisco di farla alle 4.00!! Alle 7.00 poi suona la sveglia, e poi… dormo in aereo.
    Quando finalmente arrivo a destinazione, la valigia comunque è sempre sbagliata: Giappone 2011, troppa roba, per evitare le lavatrici e avevo un sacco di cambi, col risultato di avere una valigia pesante. Giappone 2013, per la serie “stavolta non mi freghi”, ho diminuito drasticamente il numero di cambi (e abusato delle lavatrici a gettoni una volta lì, le amo <3), ma visto che quando sono partita qui era "maggembre", e sapendo di andare incontro alla stagione delle piogge, pensavo che anche lì valesse l'equazione pioggia = freddo. Seh, col cavolo! Mi sono scorrazzata da Honshu a Okinawa almeno 1 paio di jeans, 1 felpina e 1 giacchettina inutili!

  2. laragazzaconlavaligia says:

    la lista scritta e’ un’altra tecnica che ho usato in piu’ viaggi. Va detto che ci sara’ sempre qualcosa che porti e non usi, e qualcosa che non porti e avresti voluto usare. Ma alla fine e’ anche bello riuscire a farcela con quel che si ha. La necessita’ aguzza l’ingegno!

    Qualche altro bel treno o la tua 58esima volta in Giappone previsti a breve? :)

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