La prima volta

Scrivo da un ostello di Fuerteventura alle 21.30. Gli altri ospiti dell’ostello sono da più di un’ora nella sala comune, a mangiare, bere, ridere, ascoltare musica insieme. Io dalla stanza accanto ascolto la loro musica e rimetto in ordine i miei pensieri.

Oggi apro il lucchetto del cuore. Per la prima volta “i cazzi miei”, quelli di cui assolutamente non volevo parlare, diventano argomento di un post. Vi parlerò del mio primo viaggio in coppia, quello che si è concluso ieri pomeriggio. Parlerò dei cazzi miei, ma la morale della favola è universale e spero che aiuti tante persone intrappolate dalla paura a seguire i loro desideri.

Allora, cominciamo dalla notizia eclatante che è argomento di questo post: ho fatto il mio primo viaggio in coppia all’età di 39 anni suonati e a soli 2 mesi dal nostro quarto anniversario di coppia. Chissenefrega, direte? Beh, forse a voi niente, ma per me è stata una rivoluzione copernicana… e, lo dico arrossendo per la timidezza, una gioia enorme.

un gatto al tavolo del bar

Prove tecniche di trasmissione

Con il mio ragazzo c’erano stati alcuni episodi precedenti che io chiamavo “prove tecniche di trasmissione”, tra cui una splendida vacanza a Mauritius ospiti dei suoi zii, una vacanza in barca con gli amici preceduta da un paio di giorni da soli ad Atene, una notte in rifugio sulle Dolomiti con mio fratello, una notte a Belfast per andare a perdere un oggetto perso da una sua amica… insomma, non è che non fossimo mai andati da nessuna parte insieme.

Ma per me, per come concepisco il viaggio, non eravamo mai stati in viaggio. C’era sempre un motivo per andare in quel luogo, mentre sapete che per come la vedo io un viaggio è andare in un luogo per il semplice motivo di voler andare in quel luogo.

E anche se le prove tecniche erano andate molto bene per me non contava perché bisognava superare “la prova del fuoco”. Ovvero il viaggio. E al pensiero di questo viaggio ero tesissima.

La paura della prima volta

Mille dubbi mi passavano per la testa, invasa da immagini catastrofiche di fallimenti epocali. Mi chiedevo se davvero la meta lo incuriosiva o se invece gli stavo imponendo una mia scelta. Mi chiedevo se le nostre differenze di gusti e interessi avrebbero portato a degli screzi. Ci saremmo annoiati? Arrabbiati? E se questo viaggio insieme ci avesse fatto capire che non siamo veramente fatti l’uno per l’altra? E mille altre paure irrazionali.

Mi ero resa conto che ero impaurita esattamente come una persona che viaggia da sola per la prima volta, solo che per me la difficoltà era al rovescio.

A me non fa paura viaggiare da sola: io so benissimo come viaggiare da sola! So pianificare l’itinerario, prenotarmi i voli e gli ostelli, scegliere cosa vedere e cosa fare, senza timore alcuno. Ma quella del viaggio in solitaria per me è una formula collaudata, mentre il viaggio in coppia è un’assoluta novità ed ecco perché mi faceva paura: non lo conoscevo. Come si organizza un viaggio in coppia? Come si decide dove andare per accontentare entrambi? Si deve passare tutto il tempo insieme o è meglio prendersi dei momenti per se stessi? Che succede se uno vuole uscire la sera e l’altro no? O se uno vuole andare in un locale fighetto e l’altro (io) nei locali smarzi?

Ero terrorizzata all’idea del fallimento di questo viaggio. Ero terrorizzata all’idea di sentirmi stretta, aver voglia di stare da sola. Lo so che sembra ridicolo, tutte queste paure per una cosa che a tutte le altre ragazze pare normalissima, ma… l’ho detto, era una cosa nuova per me. Il mio carattere indipendente, orgoglioso, insofferente delle costrizioni e degli obblighi sociali mi ha portata a fare esperienze diverse da quelle che fa la maggior parte delle altre persone. Il che non vuol dire necessariamente migliori o più giuste, dico semplicemente diverse.

E poi… c’era qualcosa in più. Questo viaggio per me aveva un significato molto importante. Tra me e lui c’è sempre stato una grossa differenza: il viaggio per me è sempre la priorità numero uno, per lui invece, almeno finora, era sempre stato un accessorio di cui volendo si poteva anche fare a meno. Non scendo nei dettagli, ma questa diversità ci aveva creato non poche difficoltà. Quindi questo primo, tanto atteso, primo viaggio insieme era diventato un po’ “o la va (la vacanza) o si spacca (la coppia)”.

Un tavolo per due

Il tanto atteso viaggio insieme è stato una settimana a Fuerteventura. La prima di un mese per me, l’unica per lui.

Ecco cosa ho scoperto durante questa settimana insieme: il viaggio di coppia è una nuova dimensione, diversa dal viaggio in solitaria, diversa dalle vacanze con amici o parenti. E a differenza di quel che le mie paure mi suggerivano non mi sono mai sentita “limitata” nella mia libertà: al contrario, mi sono sentita “ampliata”. Ho avuto la sensazione che la sua presenza abbia aggiunto e non tolto. Ho vissuto qualcosa di diverso da quello a cui sono abituata, pur restando me stessa.

Viaggiando in due ho potuto abbassare la guardia su molte cose, i momenti inevitabili di attesa si sono fatti meno noiosi e dividendo le spese abbiamo potuto prenotare sistemazioni molto più comfortevoli rispetto ai miei soliti standard. Abbiamo camminato per ore, come ci piace fare nei weekend, siamo andati a cercare i baretti di paese per chiacchierare con i vecchietti e per bere alla metà del prezzo dei bar per turisti, ci siamo addormentati e ci siamo svegliati ascoltando le onde dell’oceano, abbiamo macinato chilometri in auto ammirando paesaggi mozzafiato. Ma non è questo che ha reso speciale questa settimana.

Penso che questa settimana sia stata per noi un momento importante di crescita, la condivisione di un qualcosa che è ben più del bel paesaggio da cartolina o delle serate divertenti. Una conoscenza più profonda di noi come coppia ma, per me almeno, anche di me come persona.

un tavolo per due al mare

Salutarsi all’aeroporto

Ora, rimango pur sempre La Ragazza con la Valigia. Rimane pur sempre che ho lasciato l’ufficio e mi accontento di uno stipendio da quattro soldi per poter viaggiare più a lungo. E quindi mentre lui prendeva l’aereo che lo riportava in Italia, io prendevo il pullman che mi portava in una nuova città, a vivere una nuova esperienza in solitaria, stavolta però con una marcia in più: la forza che mi danno i ricordi dei bei momenti passati insieme.

Nelle mie previsioni immaginavo che al momento dei saluti sarei stata sollevata. Dopo 24 ore al giorno 7 giorni su 7 sempre insieme forse sarei stata contenta di avere finalmente un po’ di tempo per me. Invece, con mia grande sorpresa, l’idea della sua partenza mi atterriva. Oddio, era stato così bello il tempo passato insieme! Come avrei potuto tornare a stare da sola, affrontare le scomodità del viaggio in solitaria, il ritrovarmi attorniata da sconosciuti (che possono essere a volte simpaticissimi a volte una rottura di maroni?).

L’ultimo pomeriggio insieme si stava trasformando in un’agonia per me, ma ancora una volta il suo sorriso, il suo ottimismo, la sua bontà e il suo senso dell’umorismo mi hanno fatto vivere ore stupende.

L’ho salutato nello stesso modo in cui salutavo mio fratello o mia mamma quando se ne andavano da Dublino: un laconico “ciao”, un abbraccio e un bacio freddi, e poi me ne vado, senza mai voltarmi. Di solito. Stavolta mi sono voltata e l’ho visto: si era voltato anche lui. Sono salite sul bus felice, un tipo di felicità mai provata prima.

romantico tramonto a El Cotillo, isola di Fuerteventura

Morale della favola

Ora sono qui a scrivervi da una stanza d’ostello, una situazione vissuta già molte volte. Lui mi ha chiamata due volte oggi e mi ha mandato le foto dei nostri mici buffi e coccoloni. Io gli ho raccontato della mia passeggiata da Lajares a Corralejo, dei miei programmi per domani, dei personaggi che ci sono qui in ostello, dello shopping al Clear Ocean Project.

Ho imparato molto dalla mia esperienza di viaggio in coppia e ho anche rafforzato alcune mie convinzioni. Vi risparmio quelle prettamente personali – ok ho aperto il lucchetto del cuore ma rimangono ancora zone riservate! – , ecco quelle “universali”:

1) Non c’è niente di male ad aver paura: siamo esseri umani, deboli ed imperfetti, è OK essere spaventati da ciò che non conosciamo

2) Le paure si affrontano e si superano

3) Non facciamoci ingabbiare dall’immagine che abbiamo di noi stessi o di come vorremmo essere

4) Non importa se non riesci a dire “Per sempre”: vivi il presente

5) Penso sempre che porti sfiga sbandierare a tutti i propri trionfi e le proprie gioie. Però dovrei imparare anche a valorizzare le cose belle che ho nella vita.

Se c’è troppo zucchero in questo post scrivetemi un commento qui sotto e starò attenta a richiudere per bene il lucchetto e non annoiarvi più con le vicende di coppia.

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Comments

  1. pino josi says:

    a me quello che più perplime non è tanto il viaggio in coppia (chi sta al quarto anniversario di convivenza ha molte più cose in c9mune che diversità) è la separazione in viaggio o comunque che il viaggio continui solo per uno dei due, e mi piacerebbe leggere un altro bel post di cazzi tuoi per capire cone è andata nella nuova modalità di viaggiare da sola 2.0, perchè anche se non fisicamente l’altro ora c’è sempre

    1. laragazzaconlavaligia says:

      non so come ha fatto a sfuggirmi il tuo messaggio… ti rispondo con quasi un anno di ritardo! Dopo Fuerteventura abbiamo fatto un altro viaggio insieme, stessa modalità: una parte in due e una mia in solitaria, con lui nel cuore. Funziona. Per ora, e spero “per sempre” (con le virgolette scaramantiche).

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