5 imbarazzanti errori di viaggio e come li ho risolti

Quante cose possono andare storte in un viaggio! Se poi sei imbranata, superficiale o veramente stupida te ne possono capitare ancora di più.

Oggi mi espongo al pubblico ludibrio confessando 4 errori commessi in viaggio per stupidità che mi hanno procurato non pochi guai. Aggiungo anche un’inutile paura che mi perseguita nonostante la razionalità mi convinca che non ci sia assolutamente nulla da temere.

Alcuni degli errori che confesso rientrano nella categoria di errori che quando li senti raccontare da un’altra persona sbotti in un “Maddai, come hai fatto a essere così stupido?!”. Pare impossibile, e invece i miei imbarazzanti errori sono molto comuni.

I primi due che vi confesso erano capitati prima di me a miei amici e naturalmente quando me li hanno raccontati io mi sono fatta una grassa risata alle loro spalle. Ora i miei amici avranno la giusta rivincita perché sono certa miei cari pochi ma affezionati lettori che voi vi farete una grassa risata alle mie spalle.

Ben mi sta.

Ma dopo esservi giustamente divertiti alle mie spalle fate tesoro dei guai in cui mi sono cacciata per evitare di finirci anche voi.

Per ogni situazione do anche la relativa soluzione. Alla fine me la sono sempre cavata, grazie anche a un pizzico di fortuna che quel giorno ha girato dalla mia parte. Pare impossibile, ma la fortuna a volte ti assiste.

La cosa fondamentale da tenere a mente è che non c’è NIENTE che possa mettervi al sicuro dai mille imprevisti che possono capitare durante un viaggio.

Di conseguenza ho sviluppato questa opinione sugli imprevisti di viaggio: è bene adottare le precauzioni ovvie per evitare di cacciarsi in guai che possono essere facilmente evitati sapendo però al tempo stesso che è sempre possibile che qualcosa accada.

Altra cosa fondamentale da ricordare è che l’ansia non serve a niente. In caso di emergenza mantenere quanto più possibile la calma, valutare la situazione con quanta più lucidità possibile e agire di conseguenza. Vi sorprenderete delle risorse che siamo in grado di tirare fuori nel momento del bisogno. E vi sorprenderete della facilità con cui si trovano persone disposte ad aiutarci quando siamo nei guai.

Ma ora bando alle ciance: ecco 5 guai in cui mi sono cacciata per stupidità e come me la sono cavata.

Ho dimenticato la data di partenza

La cosa più stupida che mi è capitato di fare a proposito di viaggi è dimenticarmi la data di partenza. Ero convinta di aver prenotato un volo per le Mauritius in partenza martedì 27 ottobre 2015 … invece la mattina del 27 ottobre 2015 scopro che il mio aereo partiva lunedì 26 ottobre.

Non so esattamente cosa sia accaduto in quell’occasione. Nella mia memoria la data d’arrivo è diventata quella di partenza? Non ho voluto tenere tutto perfettamente sotto controllo come avevo fatto nei viaggi precedenti perché per la prima volta dopo non so quanti anni viaggiavo in compagnia? Se avessi stampato la conferma di prenotazione com’ero solita fare avrei evitato questo errore madornale?

Chi lo sa.

Di certo, e questa è la mia unica vera attenuante, l’autunno del 2015 è stato per me un periodo di forte stress. Avevo deciso di tornare in Italia e la mia decisione era stata accolta con ostilità dagli amici di Dublino. In più occasioni mi sono trovata a dover giustificare la mia scelta; a questo si aggiungevano tutte le questioni pratiche (disdire la casa, fare il trasloco, pensare a come mantenermi in Italia) e come se non bastasse avevo anche iniziato a studiare per il mio esame da Beer Sommelier.

Come rimediare a una mancata partenza

Il tragico errore mi è stato comunicato al telefono dal mio ragazzo, che in quel momento avrebbe dovuto essere seduto accanto a me su un aereo in rotta per le Mauritius e che invece era in giro per Dublino a consegnare mozzarelle.

Ho avuto un mezzo infarto quando ho realizzato la cazzata che avevamo fatto. Nonostante fossi quasi convinta che ormai fosse tutto perso – quel maledetto volo ci era costato 700 euro – ho provato lo stesso a chiamare il customer service del sito con il quale avevo prenotato il volo.

Ci sono volute circa due ore perché la tizia del customer service contattasse la compagnia aerea, mi ricontattasse dicendomi l’importo della penale da pagare, ricontattasse la compagnia aerea per confermare il nuovo volo e mi ricontattasse per darmi i dati della nuova prenotazione. Due ore per questo casino non sono tante se ci penso adesso, ma quella mattina mi sono sembrate un’eternità.

La sera del 27 ottobre 2015 siamo effettivamente partiti per le Mauritius con un portafoglio alleggerito di 250 euro (a testa). Eh sì, per partire abbiamo dovuto sborsare una penale pari a più di un terzo del prezzo d’acquisto. Ma d’altronde l’errore era stato nostro. E pure grosso.

Già tanto che ci fossero due posti sul volo in partenza quella sera stessa. E poi a quel punto la scelta era: buttare nel cesso 700 euro per non fare la vacanza o buttare nel cesso 250 euro e farsi la vacanza? M’è sembrata più conveniente la seconda soluzione.

Era la prima volta che io e il mio ragazzo partivamo per un mio viaggio insieme e posso confessarvi con assoluta sincerità che ha continuato a battermi forte il cuore fino al momento in cui ho poggiato il culo sul sedile dell’aereo. Mica per il mio ragazzo: per la paura di aver fatto un’altra cazzata.

Per rimediare a una mancata partenza l’unica cosa da fare è contattare tempestivamente la compagnia aerea o il sito o l’agenzia con cui si è prenotato e cercare di farsi riprogrammare la partenza. Questo sicuramente avrà un costo, più o meno alto a seconda della compagnia con cui volate e del tipo di biglietto che avete acquistato. Purtroppo può anche accadere che non sia possibile riprogrammare la partenza, in quel caso siete costretti a comprare un nuovo biglietto.

Ho sbagliato aeroporto

Tre anni dopo la mancata partenza per le Mauritius ho rischiato di perdere un volo per Malta perché invece di presentarmi all’aeroporto di Roma Fiumicino mi sono presentata all’aeroporto di Roma Ciampino.

In questo caso non ho nessuna scusante. Anzi, ho pure l’aggravante.

Siccome il volo era la mattina presto, l’ultimo treno da Perugia a Roma arrivava alle 23:00 e l’aeroporto di Ciampino chiude di notte, ero stata costretta a prenotarmi un ostello la notte prima della partenza. L’aeroporto di Fiumicino invece rimane aperto e quindi non avrei avuto necessità di un ostello se fossi andata all’aeroporto giusto.

Nel momento di andare a letto mi chiedo a che ora puntare la sveglia. Meglio prendere l’autobus che parte da stazione Termini alle 4:20 o prendere il primo che parte, ovvero quello delle 4:05? Le 4:20 garantisce un ampio margine di sicurezza (il volo è alle 7 e qualcosa), ma io preferisco sempre arrotondare per eccesso quindi punto la sveglia in modo da poter prendere il bus delle 4:05. Non si sa mai.

Arrivo alla fermata con un bel quarto d’ora d’anticipo. Non c’è nessuno al mio arrivo ma presto iniziano ad arrivare altri viaggiatori e arriva anche il venditore di biglietti. Salgo sul bus e mi godo un rilassante viaggio nella capitale deserta, ancora immersa nel sonno.

E’ tutto bellissimo fino a quando l’autobus arriva a Ciampino e l’autista spegne il motore. Gli altri viaggiatori si alzano subito per guadagnare l’uscita, io rimango seduta ad aspettare che gli altri scendano per primi, tanto di tempo ne ho in abbondanza. O… no?

Un brivido mi corre lungo la schiena.

“Avrò mica sbagliato aeroporto?”. Me lo chiedo con quel tono di voce che usi quando agli altri vuoi far credere di essere convinto di una cosa e dentro di te sai benissimo che non è così.

“Maddai, figurati se…”.

E invece sì, il mio errore è scritto nero su bianco sulla mia carta d’imbarco: Roma Fiumicino.

Come rimediare se si è andati all’aeroporto sbagliato

Mentre il panico si impossessa di me gli altri viaggiatori sono già scesi dal bus. Con un filo di voce mi avvicino all’uscita anch’io, dico all’autista di essermi sbagliata e gli chiedo se ci sono autobus che da Roma Ciampino vanno a Roma Fiumicino.

“Generalmente sì, ma credo che a quest’ora non siano ancora in servizio”, mi risponde. Poi, forse intenerito dalla mia faccia da ebete, aggiunge: “Io riparto tra 15 minuti, scendi a chiedere e se non ci sono autobus diretti torni in centro con me e ne prendi uno da lì”.

Aveva ragione il gentile autista, gli autobus per Fiumicino a quell’ora non erano in servizio. Torno in centro con lui. Devo avergli fatto tanta tenerezza: non mi fa pagare il secondo biglietto.

Per fortuna è ancora notte e le strade di Roma sono deserte, ciononostante il tempo stringe. Arrivata in centro mi trovo di fronte al dubbio amletico: prendere l’autobus o il treno Leonardo Express? Il treno parte prima e in teoria ci mette meno, ma se non riesco a prenderlo non faccio in tempo a tornare alla fermata per prendere il primo bus che parte. Scelgo il treno. Salgo per un soffio, poco prima che si chiudano le porte.

Scesa dal treno inizia un’altra corsa disperata. Tra me e il gate d’imbarco c’è la grande incognita dei controlli di sicurezza, che possono portar via dieci minuti come due ore. La fortuna quel giorno mi assiste e la coda ai controlli è poca cosa.

Continuando a correre riesco a raggiungere in tempo il gate d’imbarco. Ci sono ancora persone in attesa di imbarcarsi: mi resta dunque il tempo di accasciarmi su una sedia e riprendere il fiato prima di mettermi anch’io in coda per l’imbarco. Tutto è bene quel che finisce bene.

L’aeroporto sbagliato è uno di quei casi in cui prevenire è meglio che curare.

Se siete andati all’aeroporto sbagliato l’unica cosa che potete fare per riuscire a partire ugualmente è precipitarvi all’aeroporto giusto. Il problema è che i diversi aeroporti di una città sono posti a distanze considerevoli l’uno dall’altro. L’unica speranza di arrivare in tempo è di avere una buona finestra di tempo per spostarvi da un aeroporto all’altro. E l’unico modo per avere una buona finestra di tempo è arrivare con ampio anticipo al primo aeroporto.

Questo è un consiglio sempre valido: sono tante le cose che possono andare storte tra il momento in cui chiudete la porta di casa e il momento in cui vi imbarcate: un incidente che crea un ingorgo stradale, un treno che si ferma, uno sciopero, il laccio della scarpa che si rompe… Meglio partire una o due ore prima, e pazienza se poi dovrete attendere un bel po’ all’aeroporto.

Può aiutare avere una buona conoscenza della città e dei mezzi di trasporto da/per i vari aeroporti perché permette di valutare le diverse opzioni con più rapidità.

Mi sono fatta derubare come un pollo

Sono stata derubata in viaggio ben quattro volte:

  • a Budapest m’hanno preso il portafoglio
  • a Londra m’hanno preso una borsa intera, strapiena di cose
  • in Thailandia mi sono fatta rubare 10 euro dai compagni di stanza in ostello
  • a Barcellona mi sono fatta rubare di nuovo il portafoglio

In tutti questi casi mi sono fatta fregare come un pollo. Se è vero che al mondo ci sono dei veri artisti del furto capaci di rubare a ogni persona e in ogni situazione, è anche vero che molti furtarelli possono essere evitati prestando un po’ di attenzione e adottando facili regole di sicurezza dettate dal buon senso.

Tipo non lasciare la borsa incustodita sulla sedia di un pub.

Tipo quando si viaggia su mezzi pubblici affollati avere sempre la borsa davanti in modo da vederla. Chiuderla bene. Non mettere il portafoglio nella tasca di più facile accesso.

E via dicendo.

Dopo il furto a Barcellona nel 2009 mi sono finalmente convinta che dovevo starci più attenta e ho messo a punto la teoria della dispersione. In sintesi, si tratta di non tenere soldi e documenti tutti nello stesso posto in modo da minimizzare i danni in caso di furto o smarrimento e poter sopravvivere fino al ritorno.

Cosa fare se si perdono documenti e soldi in viaggio

Se si perdono i documenti in viaggio la prima cosa da fare è sporgere denuncia alle autorità di polizia locali. Con quella è possibile richiedere all’ambasciata un documento di viaggio provvisorio (EDT, Emergency Travel Document) che consente il ritorno al proprio luogo di residenza.

È bene sottolineare che l’EDT rilasciato dall’ambasciata è valido solo per il luogo di residenza, salvo casi di eccezioni molto rare. Questo sembra un dettaglino da poco ma non lo è.

Quando mi hanno rubato la borsa a Londra io vivevo a Dublino. Avevo trovato casa da pochissimi giorni e non avevo ancora fatto l’iscrizione all’AIRE. Per l’ambasciata italiana risultavo residente a Padova, quindi potevano farmi solo un documento valido per tornare in Italia. Peccato che il giorno dopo dovessi presentarmi al lavoro a Dublino. Se fossi andata in Italia a rifare i documenti avrei perso almeno due giorni di lavoro e avrei dovuto comprare due voli. La situazione al lavoro era critica, tirava aria di licenziamento, e mi sembrava quindi una pessima idea perdere due giorni di lavoro con ferie che NON erano state preventivamente autorizzate.

Sono tornata in Irlanda senza documenti in un modo molto rocambolesco, sfruttando il fatto che l’Irlanda del Nord fa parte del Regno Unito e che non ci siano (o non c’erano all’epoca: chissà ora col Brexit?) dogane tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Quindi ho preso un bus da Londra fino al nord della Scozia, da lì un traghetto per Belfast e da lì un autobus fino a Dublino.

Se si perdono i soldi e non si ha una carta di credito o un bancomat per prelevare l’unica soluzione che mi viene in mente è farsi spedire i soldi da qualcuno. Curiosamente, tutti i furti mi sono capitati quando viaggiavo in compagnia e non da sola (a eccezione dei 10 euro, che però non mi hanno compromesso l’esistenza), quindi ho risolto facendomi prestare un po’ di soldi dagli amici.

Siccome perdere soldi e documenti all’estero è una rogna non indifferente consiglio vivamente di far vostra la teoria della dispersione.

Attenzione: le informazioni sull’EDT non tengono conto di eventuali variazioni a seguito delle restrizioni di viaggio legate al Covid.

Mi sono fatta mordere da un cane randagio

13 ottobre 2019, Sidi Ifni, sud del Marocco. Scendo dall’autobus, attraverso la strada e mi dirigo verso la spiaggia di Legzira dove intendo trascorrere un’intera giornata di relax.

Dal bus sono scese poche persone oltre a me e si incamminano tutte lungo una strada asfaltata che sembra allontanarsi dalla spiaggia. Io seguo una pista sterrata indicata dalla freccia “parking”: immagino che da lì si scenda verso la spiaggia. Primo errore: se i locals vanno tutti da una parte tu seguili.

Alla sinistra dell’ampia distesa di terra che sto attraversando per scendere in spiaggia c’è un agglomerato di casette tutte uguali che ha l’aria di essere una sorta di villaggio vacanza. Da quella direzione proviene lontano un abbaiare di cane.

Io non me ne curo, perché non avverto alcun pericolo: la spiaggia è nota, frequentata anche da turisti, e la zona non è disabitata. Perché dovrei avere paura di un cane randagio?

Secondo errore. Ed è fatale.

L’abbaiare lontano si fa aggressivo e, cosa peggiore, sempre più vicino. Nemmeno il tempo di rendermene conto e il cane è attaccato al mio polpaccio con i denti.

ferita da morso di cane randagio

Cosa fare se si viene morsi da un cane randagio

Non oppongo alcuna resistenza al cane che affonda i denti nei miei pantaloni: sono immobilizzata dall’incredulità per quel che è successo, così rapidamente, così apparentemente senza motivo.

Dopo un tempo che sembra infinito (ma sarà durato qualche secondo) il piccolo lord pulcioso decide che ne ha avuto abbastanza del mio polpaccio e se ne va, rapidamente e apparentemente senza motivo così com’era arrivato. Io proseguo il mio cammino verso la spiaggia alla ricerca di un luogo dove sentirmi sufficientemente lontana da lui per poter pulire al più presto la ferita. Come temevo, inizia a sgorgare del sangue. Do fondo alle mie riserve di acqua, dopodiché cerco di coprire la ferita alla meno peggio con un fazzoletto.

Scendo in spiaggia in cerca di aiuto, o più concretamente in cerca di disinfettante. Chiedo aiuto al cameriere di un bar, il quale mi porta nel negozio vicino: è un noleggio di attrezzature per sport acquatici e hanno un kit di primo soccorso. Mi disinfettano la ferita poi mi spediscono da un tizio che è in partenza per la città. In cambio di una piccola somma accetta di accompagnarmi all’ospedale.

All’ospedale mi disinfettano la ferita, mi fanno una puntura che non saprò mai cos’era, mi prescrivono una cura antibiotica da seguire per dieci giorni e mi consegnano delle carte. Con le carte dell’ospedale il giorno dopo mi presento a un centro di salute locale per fare il vaccino antirabbia.

Lì mi informano che dovrò fare altre due iniezioni, che farò poi a Casablanca e a Tangeri.

Tantissimo spavento, ma alla fine la cosa si è risolta con tre punturine. Importante averle fatte però!

La rabbia è una malattia per la quale ancora non esiste una cura ed è mortale. Se si viene morsi da un cane randagio è importante fare la profilassi antirabbia che consiste in un richiamo del vaccino, per chi è vaccinato, e nel vaccino vero e proprio, se non si è vaccinati.

Nel concreto gli step da seguire sono:

  1. Pulire bene la ferita e disinfettarla
  2. Rivolgersi immediatamente all’ospedale o al centro sanitario più vicino, che avvierà la procedura per la profilassi antirabbia. La cosa migliore è fare il giorno stesso la prima dose di vaccino; se non è possibile bisogna riuscire a farla entro 24 ore dal morso.
  3. Le successive iniezioni vengono fatte a distanza di una e due settimane. Non è necessario farle nello stesso ospedale o ambulatorio della prima dose. Se siete in vacanza per un periodo breve potete farvi fare la prima iniezione in vacanza e completare la procedura una volta tornati in Italia.

A seconda del paese in cui vi trovate, la profilassi antirabbia è gratuita o a pagamento.

Se si pianifica un viaggio in un paese dove il randagismo è diffuso meglio fare il vaccino antirabbia prima di partire.

cartello per la spiaggia di legzira
il luogo del delitto: sono stata morsa lungo questa stradina sterrata all’altezza delle casette bianche

Non dormo mai la notte prima della partenza

Avere paura di partire è irrazionale. Quante volte ho già viaggiato in Italia, in Europa, nel mondo? E cosa mai mi potrà capitare di tanto terribile?

Eppure ancora oggi, a più di 20 anni dal mio primo viaggio da sola, la sera prima di una partenza faccio fatica a dormire. Mi giro e rigiro e quando finalmente prendo sonno quasi immancabilmente sogno di essere trattenuta da stupidi contrattempi, il momento della partenza si avvicina e l’ansia sale…

Cosa fare se si ha paura di partire

Io ormai non faccio niente, vado a letto rassegnata all’idea che probabilmente non riuscirò a dormire. Come spesso accade, dal momento in cui ho smesso di crucciarmi e me la sono incartata che è così, le ansie pre-partenza sono diminuite.

Se però la paura di partire diventa invalidante, cioè vi condiziona pesantemente la vita, è il caso di andare a fondo e capire la causa di questa paura. Valutate voi se è una condizione passeggera, legata ad un’esperienza magari nuova per voi o comunque sempre fonte di possibili contrattempi, o se invece è la spia di un qualcosa di più profondo.

Per tenere a bada l’ansia io negli anni ho provato fiori di bach, yoga e meditazione e devo dire che mi hanno migliorato notevolmente la vita.

Se la vostra ansia da viaggio deriva dalla paura di affrontare una situazione nuova considerate l’idea di fare un percorso di coaching. Esistono life coach specializzati in viaggio: sono persone professionalmente preparati ad aiutarvi. Vi segnalo ad esempio la simpaticissima Silvia Amato di In Viaggio con la Felicità.

Potrebbe esservi utile anche la lettura di Il bello di viaggiare da soli scritto da un’altra travel coach, Francesca di Pietro.

Il bello di viaggiare da soli

Se sospettate che l’ansia da viaggio sia la spia di un malessere più profondo…  forse è necessario un percorso di psicoterapia?

Qui mi faccio da parte perché sono territori su cui è meglio camminare in punta dei piedi, rispettando le difficoltà e sensibilità altrui. Non ho nessuna competenza per dare consigli in materia: l’unica cosa che mi sento di dire è che se pensate di avere bisogno di aiuto è bene chiederlo.

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Comments

  1. Lety says:

    Mi sono troppo immedesimata nei tuoi racconti e mi è venuta la tachicardia! Un bellissimo articolo questo, su “the dark side of Travel”!
    Una volta mi sono persa nel deserto di Capoverde, una volta mi son fatta quasi (quasi) derubare a Cuba… un’altra volta ho “risolvere” un problema non mio: il compagno di viaggio non aveva portato con se documenti dell’auto durante un road trip per l’Europa… momenti da dimenticare ma che mi son serviti per crescere e come grandi lezioni di vita

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