Ma come sono diventata copywriter?

Di recente mi è stato chiesto come sono diventata copywriter. Qual è stato il momento in cui ho deciso di fare della scrittura la mia professione. E son caduta dal pero.

Boh. Quando e come ho deciso che volevo scrivere per il web?

Io non me lo ricordo mica. Direi mai. O forse sempre, perché ho sempre scritto nella mia vita. Mi divertivo a scrivere già alle elementari: filastrocche, raccolte di poesie, giornalini… roba sciocca e infantile, senza alcun talento letterario, ma era indicativo che gli altri andassero fuori a giocare a palla e io mi divertissi a stare china su un tavolo a buttare giù parole.

Torno indietro nei miei ricordi all’inizio del percorso che mi ha portata a fare della scrittura online la mia professione. Mi rendo conto che è un percorso lungo lungo, con tante tappe, pause, nuove partenze. Non ho fatto nessun corso di copywriting, ho imparato nel tempo, qualcosa qua e qualcosa là, fino a quando avevo tanti puntini da unire. E così si è venuta a formare la mia identità di copywriter freelance.

Dal sogno del giornalismo agli esordi nella scrittura web

Mi sono iscritta a Scienze della Comunicazione sognando di diventare giornalista perché accade sempre così, no? Se sei bravo a scrivere ti metti in testa che vuoi fare il giornalista. Non funziona proprio così e meno male che nel corso degli studi universitari ho capito benissimo che il giornalismo non faceva per me.

Contemporaneamente è arrivato internet a rivoluzionare tutte le vite, e la mia in modo particolare. Dal sogno della carta stampata mi sono ritrovata a fare le prime ingenue esperienze di comunicazione online. Erano ingenue perché lo strumento era nuovo e le sue potenzialità ancora da scoprire.

Nel concreto la prima volta che mi sono trovata a pubblicare testi online commissionati da qualcun altro è stata durante l’anno di Servizio Civile Nazionale (oggi Universale). Avevo partecipato al bando dell’Informagiovani del mio comune per 4 volontari di cui uno da impiegare nell’area comunicazione dell’ufficio.

Con mia grande gioia sono stata selezionata. Solo che sono finita a fare qualcosa di un po’ diverso rispetto a quello che immaginavo quando ho inviato la candidatura. L’ufficio voleva ristrutturare completamente il sito internet, fino a quel momento poco curato, e mi è stato proposto di scrivere i testi della nuova versione. Un lavorone, perché le pagine erano tante e andavano tutte svecchiate! E la scrittura web all’epoca (2002) era ancora un territorio largamente inesplorato.

Tornando indietro con la memoria mi rendo conto che all’epoca non avevamo compreso la portata innovativa di quell’esperienza. In maniera “artigianale”, con le poche conoscenze che circolavano sull’argomento scrittura di testi per il web, abbiamo dato vita a uno dei primi siti importanti della comunicazione pubblica. Un sito che per il suo pubblico locale sarebbe presto diventato un punto di riferimento.

Proprio nell’anno in cui svolgevo servizio civile il comune di Padova ha organizzato per i dipendenti un corso di usabilità, accessibilità e scrittura per il web tenuto da Sofia Postai, pioniera del web design in Italia e autrice di numerosi libri tra cui lo storico Siti che funzionano. Poter partecipare a costo zero è stata una fortuna sfacciata!

Gli anni d’oro: scrittura per il web al servizio di giovani e cultura

All’anno di volontariato ne sono seguiti altri quattro come collaboratrice. La scrittura e l’aggiornamento dei contenuti del sito è sempre rimasto il mio compito principale. A questo ho affiancato tante altre mansioni sia di comunicazione online che offline.

  • Ho scritto comunicati stampa, testi per volantini e brochure, progetti per la richiesta di finanziamenti.
  • Ho inviato newsletter.
  • Ho realizzato quattro video-documentari.
  • Ho coordinato un progetto volto a rendere i giovani protagonisti attivi della comunicazione a loro rivolta e nell’ambito di questo progetto ho tenuto un corso sulla scrittura per il web.

Erano anni di grande fermento, ero giovane, appassionata, piena di forze e di idee.

Un gran salto di qualità la mia scrittura lo deve a Carla Menaldo, responsabile dell’ufficio stampa dell’Università di Padova. Sono finita sotto le sue grinfie per sole 150 ore, la durata massima dei lavori part-time che l’ateneo offriva agli studenti, ma è bastato per capire che dovevo prestare più attenzione alle singole parole, alla lunghezza del testo, all’efficacia dei titoli. Non mi sono occupata di comunicazione online ma la considero un’esperienza formativa fondamentale.

Negli stessi anni ho avuto anche un’esperienza meno felice con un altro ufficio comunale, stavolta nel settore culturale. Ero stata incaricata di scrivere notizie per il portale PadovaCultura. L’incarico mi piaceva tantissimo, scrivevo di libri, teatro, danza, musei: che meraviglia! Le condizioni lavorative invece… non ne voglio parlare. Di quell’esperienza triste dal finale tragico voglio ricordare solo gli articoli che ho scritto e le persone interessanti che ho intervistato.

Da una di quelle interviste è nata l’idea per il mio video-documentario “Scrivo di me” realizzato con la mia partner in crime dell’epoca, Laura Lazzarin.

Purtroppo dopo tanti anni di comunicazione in un’amministrazione comunale mi erano diventate insopportabili le limitazioni tipiche del lavoro nel settore pubblico. E poi avevo la testa altrove, cioè in Irlanda. Così ho lasciato quella che era, e considero ancora, il mio dream job: scrivere online di cultura e tematiche sociali.

Non ho più trovato niente di simile.

Gli anni del web senza scrittura: come mantenersi in Irlanda

Il giorno in cui ho preso l’aereo di sola andata per l’Irlanda ero consapevole che stavo buttando nel cesso la mia carriera da web writer. E infatti, come avevo immaginato, in 8 anni di vita dublinese non ho guadagnato manco un euro con la scrittura online.

A nulla sono valsi gli svariati tentativi di farmi assumere da Populis (la regina delle content farm), di entrare nel Content Team di Booking.com o di trovare un qualunque lavoro vagamente legato al web writing.

Se la scrittura è scomparsa completamente dal mio orizzonte professionale, il digital ne è diventato il focus quando nel 2010 vengo assunta da Google per lavorare come moderatrice YouTube. Un lavoro di merda, lasciatemelo dire, da cui ho imparato solo che il mondo è pieno di psicopatici e di gente avvelenata dalla rabbia.

In compenso però durante quegli orrendi 11 mesi di contratto robe tipo calendari online, reminder, videochiamate, meeting con un tizio a Milano, quattro a San Francisco e sei a Dublino e un sacco di altre cose che un tempo si facevano di persona o su carta e che ora si possono fare online sono diventate parte della mia routine lavorativa. Ah, ho anche messo via una paccata di soldi: la cosa più utile che io abbia mai fatto per diventare copywriter freelance.

Nel 2011 dopo tre mesi di detox da Google vengo assunta come Content Administrator per un sito di commercio elettronico irlandese. Scrittura quasi zero anche qui (giusto dei brevi testi per descrivere le categorie del sito), si trattava di editare i testi ricevuti dai fornitori. Aggiungere qualche grassetto o qualche spazio, correggere errori di battitura… roba del genere. Anche la scrittura di comunicati stampa per le agenzie online è di fatto un meccanico lavoro di editing.

Sono gli anni del “io sta roba qua di viaggiare di più devo proprio farla”. Ho iniziato a coltivare il mio sogno di viaggiare lavorando partorito nel 2009/2010 al ritorno da un viaggio in Thailandia nutrendolo di tantissime letture online e racconti di persone incontrate durante i miei viaggi.

Già prima di lasciare Google, e precisamente il 13 gennaio 2011, apro un mio travel blog, quello che state leggendo adesso. E questa è stata la seconda cosa più utile che io abbia fatto per arrivare a lavorare come copywriter freelance.

Il blog è stato la mia palestra dove ho fatto allenamento di SEO copywriting e soprattutto dove mi sono fatta una bella muscolatura di WordPress. Grazie a questo blog non ho mai stampato biglietti da visita né ho mai avuto bisogno di un portfolio online. A chi mi proponevo, prima come dipendente da assumere, poi come fornitrice di servizi, mandavo i link ai miei articoli meglio riusciti.

Ormai convinta di volermene andare dall’Irlanda per un viaggio lungo, metto i ferri in acqua per farmi promuovere in azienda. Voglio il titolo di Senior Content Administrator: nella mia testa questa cosa mi serve a evitare di stare mesi senza lavoro al mio ritorno. La verità è che non era per niente necessaria, solo che io avevo paura e cercavo rassicurazioni.

Lo ottengo, ma si tratta di un ruolo fittizio. Un contentino, per capirci: a cambiare è stata solo la firma della mia email. Stessi compiti, stesso stipendio. Potrebbe anche andar bene per il mio scopo ma io non sono soddisfatta.

Dopo varie tiritere aziendali riesco a ottenere un cambio di ruolo e di stipendio. Divento QC Editor che sta per Quality Control Editor, ovvero sono la responsabile qualità dei contenuti del sito: un ruolo inventato da me sulla base dei feedback positivi avuti dalla mia manager. Visto che secondo lei io avevo alzato gli standard qualitativi del Content Team, allora volevo avere ufficialmente l’incarico di monitorare la qualità dei contenuti e attivarmi perché venissero migliorati.

Ho ideato e condotto seminari di approfondimento per i membri del Content Team, stilato un programma di formazione per i nuovi assunti e testato nuove funzionalità della intranet aziendale. Questo ruolo, seppure di breve durata, è stato importante perché mi ha motivata a continuare a studiare e formarmi.

Era in tutta onestà un ruolo appagante, nuovo, interessante e che avrebbe potuto aprirmi molte porte. Se avessi desiderato una vita stanziale in Irlanda sarebbe stata l’occasione d’oro. Ma io non volevo mettere radici, volevo farmi crescere le ali. E a quel punto mi sentivo pronta a spiccare il volo.

Da frustrata a freelance: come sono (veramente) diventata copywriter

Nel febbraio 2016 mi trasferisco a Perugia, la città del mio ragazzo, con i soldi di Google nella valigia.

Non conosco nessuno, quindi zero opportunità di networking. Il terreno non è fertile: l’Umbria non è esattamente il motore trainante dell’economia nazionale e nemmeno un hub di creativi e digital entrepreneurs.

Uso i soldi di Google per tirare avanti nei mesi in cui mi invento la mia professione location independent, quella che mi avrebbe permesso di fare i viaggi lunghi che i 21 giorni di ferie all’anno concessi dall’ufficio non mi consentivano di fare.

La scrittura online è stata più una consequenza che una scelta. Puntavo al turismo, ma mi sono scontrata con la burocrazia italiana, mi mancavano tante conoscenze del settore e anche del territorio. Perdo mesi preziosi a fare inutili brainstorming. E a piangere. Intanto i soldi di Google diminuiscono sempre più fino a quasi scomparire. E giù altre lacrime.

Prima di restare a secco decido di cambiare rotta e puntare sulla scrittura online. Ho esperienze, formazione, un blog aperto da anni.

Ho anche una pubblicazione accademica (“Star Women: moda e fantascienza nei costumi delle non-umane cinematografiche”, breve saggio contenuto nel volume Contraccambi. La moda, il cinema, lo sguardo) e un secondo posto al Coop for Words 2007 sezione blog. Cose inutili dal punto di vista pratico ma riempiono bene una riga del cv o quantomeno dimostrano che mi piace scrivere.

copertina libro Contraccambi

Ho anche una fottuta paura di non farcela.

È il momento di mettere a frutto le tante ore passate a leggere le esperienze di chi prima di me si è fatto una professione location independent. Prima mossa: mi iscrivo ad Upwork, la più famosa piattaforma per freelance. Mi iscrivo anche ad altre piattaforme, ma mi convincono poco. Ogni piattaforma richiede un profilo ben fatto, leggere annunci e inviare candidature personalizzate porta via tantissimo tempo. Mi sembra più efficiente concentrarmi su una sola piattaforma.

Nel giugno 2016 arriva il primo incarico. Robaccia, ma va bene, in tempi di magra si prende tutto e sai mai che non mi caschi anche una recensione positiva.

Più o meno contemporaneamente scovo l’annuncio di un network di siti turistici che cerca copywriter come collaboratori esterni. Essere pagata per scrivere di viaggi negli orari e nei luoghi che voglio io: sogno o son desta? Invio la candidatura, mi commissionano due articoli di prova, ricevo un feedback positivo e vengo invitata ad aprire la partita iva per entrare nel team di collaboratore esterni. Divento ufficialmente una libera professionista e inizio una collaborazione che porto avanti ancora oggi.

Il secondo cliente fisso, in un settore diverso dai viaggi, arriva poco tempo tramite Upwork: un’altra collaborazione a lungo termine, conclusa per mia scelta nel novembre 2020.

Il terzo cliente fisso arriva nel 2018 senza sforzo alcuno. Vengo contattata da una lettrice del mio blog che mi chiede di curare la comunicazione di un suo progetto travel.

Oltre a loro nei primi 5 anni da freelance ci sono stati vari progetti one-off o di breve durata. A quel che ricordo ho scritto di elettrodomestici, birre, biscotti salati, interior design, occhiali da sole, osteopatia, noleggio bici, danza del ventre, ecografie, organizzazione eventi, social media marketing… ma potrebbe esserci anche molto altro. Si tratta di clienti trovati nei modi più svariati: candidature spontanee, passaparola, risposta ad annunci su gruppi Facebook, Upwork, richieste ricevute tramite il mio sito professionale (al momento chiuso).

La mole di lavoro si stabilizza, i cali e i periodi di inattività si fanno sempre più rari e sempre più brevi fino a scomparire. Mi guardo indietro e mi rendo conto che dall’apertura della partita iva ogni pagnotta di pane messa sulla mia tavola è stata guadagnata con le parole che ho scritto. Ogni mese c’è un’entrata di denaro.

Incredibile.

Ce l’ho fatta.

vita da Nomadi Digitali

Vivere di scrittura

Ho realizzato che sì, davvero vivo di scrittura online solo quando mi è stato chiesto di parlarne. Sono stata contattata dalla redazione di NDI Life, il sito della community dei nomadi digitali italiani, e mi è stato chiesto se ero disponibile per un’intervista.

Una della domande chiedeva qual è il percorso che mi ha portata ad essere nomade digitale e visto che avere una professione location independent è una condizione indispensabile per diventare nomade digitale la domanda per me diventata “come sei diventata copywriter”. Ecco il boh di cui parlavo all’inizio di questo articolo.

Mi sono sorpresa a realizzare che quello che per me oggi è normale sia per molti un grande sogno da realizzare. A me nel quotidiano non sembra di fare niente di speciale, mi piace il mio lavoro ma non è la mia ragione di vita. Poi però, come hanno scritto nel post di presentazione della mia intervista nel gruppo “campare di scrittura è il sogno di tantissime persone che vorrebbero spezzare la propria routine quotidiana e liberare le ali per volare da un continente all’altro”. Ne ho fatta tanta di strada, e nel mentre non mi rendevo conto di quanto stavo andando lontano.

E adesso? Mi vedo a continuare a scrivere per tutta la vita?

A me non piace immaginare il futuro, la vita è troppo imprevedibile (con o senza covid).

Mi piacerebbe continuare a scrivere per tutta la vita, magari guadagnando qualcosina in più giusto per non dover sempre stare tirata coi centesimi, ma chi lo sa. Mi piacerebbe anche affiancare al settore viaggi qualche progetto in altri settori per dare un po’ di freschezza alla scrittura, e anche alla mia vita.

Mi piacerebbe, ma chi lo sa.

Se succede qualcosa per cui non riuscirò più a mantenermi con la scrittura cercherò altre strade.

lavorare dal bar

Le novità del copywriting: come restare aggiornati

Come faccio per restare in forma, lavorativamente parlando?

Per restare aggiornata sulle novità del copywriting e del social media marketing sono iscritta alle newsletter di Pennamontata e Ninja Marketing, seguo diversi gruppi Facebook e leggo (tanto, veramente tanto) di qua e di là, sia online che su carta.

Andavo anche ad eventi di settore, cosa che al momento non è possibile causa retrizioni covid ma tornerò a farlo quando ce ne sarà l’occasione.

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Comments

  1. Laura says:

    cara ragazza con la valigia, mi è piaciuto tantissimo perdermi e ritrovarmi tra le tue parole…ti ringrazio e, da oggi, ti seguirò insieme a Pennamontata e Ninja Marketing che già seguivo

    1. laragazzaconlavaligia says:

      eeeeeeh grazie mille. Pennamontata e Ninja Marketing però sono a ben altri livelli rispetto a me : )
      Se c’è un qualche argomento in particolare che ti interessa o pensi possa essere utile fammi sapere!

  2. silvia says:

    Ciao Arianna, mi chiamo Silvia, piacere.
    Volevo chiederti se ti occupi anche di creare un blog o un sito per terzi, spero di non essere troppo sfacciata :)

    1. La Ragazza con la Valigia says:

      ciao Silvia, lo facevo in passato, adesso ho un remote work full time come Content Editor. Però se hai bisogno di consigli/aiuti scrivimi pure, qui o alla mia email info@laragazzaconlavaligia.com

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