Anno nuovo vita nuova

Questa volta non baro. Niente buoni propositi dichiarati ad alta voce che – lo sappiamo tutti – non verranno mai mantenuti. Davvero cambio vita. Ho un biglietto che me lo conferma, nero su bianco.

Dopo quasi otto anni di vita in Irlanda torno in Italia. Che è una cosa che ho visto fare da un sacco di persone, ne ho visti tanti andarsene da Dublino da non poterli più contare, e a nessuno è mai sembrato strano. Però sembra strano che me ne vado io. Nel migliore dei casi mi guardano increduli o stanno zitti, ma non sono mancati commenti aggressivi.

“Cosa cazzo vai a fare in Italia?”.

È difficile spiegare perché me ne vado dall’Irlanda. Non c’è un motivo unico e soprattutto non c’è un motivo pratico. Così come quando me ne sono andata dall’Italia. È più uno stato d’animo, un sentire dentro di me che adesso, in questo momento della mia vita, starei meglio altrove. Mi si è presentata un’occasione, la colgo.

Cosa cazzo vado a fare in Italia a dire il vero non lo so, ma non sono preoccupata dalle difficoltà economiche. Vengo da una famiglia di operai, la disoccupazione ci ha colto in più momenti della nostra vita e non siamo mai stati ridotti alla fame. Abbiamo nel sangue la sana arte di arrangiarsi. Quella onesta, non quella dei furboni da commedia all’italiana. Sono anche stanca di dover giustificare la mia scelta, che è del tutto personale e che credo quindi andrebbe rispettata, sono stanca che mi venga continuamente chiesto come mi manterrò quando io mai mi permetto di chiedere agli altri quanti soldi hanno e come li spendono.

Penso che tutti siano stupiti dal fatto che me ne vado perché ho sempre sostenuto fortemente di amare l’Irlanda e in particolare Dublino, una città che ho sempre definito bellissima e a cui ho dedicato un bel numero di articoli. Non avevo mai espresso il desiderio di tornare in Italia e, almeno fino all’inizio del 2014, non ne ho avevo mai sentito la necessità.

Non ho mentito a nessuno e tantomeno a me stessa. Ho amato l’Irlanda visceralmente; l’amo ancora. Ma a volte bisogna allontanarsi dalla persona che si ama. Certe relazioni semplicemente non funzionano. Altre si evolgono e giungono placidamente a un capitolo finale, senza drammi, senza litigi, senza astio: al contrario, con affetto. Capita così anche con i luoghi, e questo è quello che è accaduto a me. Penso di non aver mai provato tanto affetto per Dublino quanto ora che la sto lasciando. Eppure, sento che è tempo di andare, qui per me non è rimasto nulla da fare.

Nel momento in cui ho deciso mi è venuto il magone. Oddio, pensavo, non vedrò più questo, non vedrò più quello. “I luoghi a me familiari e cari scompariranno dalla mia vita quotidiana” e ho avuto l’impressione che la terra mi venisse tolta da sotto i piedi.

Poi è venuta la fase del fare questo e fare quello per riuscire a spuntare da una lista tutte le cose che avrei voluto fare prima di andarmene dall’Irlanda.

Poi la consapevolezza che non riuscirò mai a farle tutte, e chissenefrega? La tua vita in un paese non te la crei negli ultimi due mesi.E soprattutto non c’è niente di importante rimasto da fare: se era importante l’ho già fatto, se non l’ho fatto vuol dire che non era importante. Gli anni e il trasferimento all’estero mi hanno insegnato che le cose che vogliamo veramente fare le facciamo veramente.

Ora è arrivata la voglia di andar via. Se potessi mi catapulterei al giorno della partenza, per risparmiarmi le seccature pratiche: vendere i mobili, mettere tutto negli scatoloni, spedire, il landlord e la lotta per riavere il mio deposito, la chiusura dei contratti, un paio di altre formalità burocratiche e pure un esame per il quale non sono e non sarò assolutamente preparata…

In tante piccole cose Dublino sembra essere d’accordo con me: è ora che me ne vada.

Il tempo non smette di essere grigio e posso ormai affermare con certezza che il 2015 è stato l’anno con il tempo più brutto della mia vita irlandese, l’unico in cui non ho mai fatto il bagno in mare.

Il gigante triste, la fabbrica abbandonata che vedo dalla mia finestra e che è stata per anni la sorda destinataria delle mie confidenze più intime, verrà presto abbattuto per costruire condomini che verranno affittati a cifre da usura, uffici dove migliaia di persone andranno a buttare le migliori  ore della loro vita, un’orrenda piazza di cemento e – ovviamente – negozi. Sono felice di risparmiarmi la vista di questo scempio, mi si stringerebbe il cuore.

Già ho dovuto subire la vista della demolizione dei palazzi in Windmill Lane, da me definita la via dei graffiti: una via di case abbandonate fatta “dimora” di graffittari e street artists. L’insieme era di forte impatto visivo e infatti tutti gli amici che ho portato a vedere Windmill Lane, il mio piccolo tesoro nascosto di cui nessuno era a conoscenza, sono rimasti a bocca aperta. Tra l’altro, tesoro nascosto si fa per dire, perché in questa via avevano sede gli storici studi musicali Windmill Lane dove una band chiamata U2 (mai sentiti?) ha inciso i primi album. Mi si è pietrificato il cuore quando un giorno sono passata di lì e non era rimasto più nulla. Solo i cartelli patinati dell’agenzia che pubblicizza con clamore un nuovo modernissimo complesso… di uffici.

Al Burlesque Festival vedo tra il pubblico moltissime facce note, gente con cui mi è anche capitato di collaborare. Qualcosa però mi dice che nessuno si ricorda di me. Ne saluto una, compagna di corso alla scuola di burlesque. Mi saluta con entusiasmo, mi dice che è tanto bello vedermi, mi chiede dove son stata, ma poi alla classica maniera irlandese due minuti dopo ha già finito tutto quello che aveva da dirmi. Non passa molto tempo e vedo una perfomer che un tempo lavorava al festival del cinema dove io ho fatto la volontaria per anni. Tra le conoscenze burlesque è sicuramente quella con cui ho avuto più occasioni di parlare. La saluto. Mi risponde “Ehi ciao, come stai?” e dopo qualche secondo, senza un minimo di imbarazzo: “Scusa chi sei?”. Quattro anni di burlesque e questo è il ricordo che ho lasciato.

Covidien, il call centre dove ho buttato 16 mesi della mia vita, ha chiuso.

E la lista potrebbe continuare, ogni piccolo evento mi conferma che ho fatto la scelta giusta. Ma basta pensare al passato, e nemmeno al presente. Sono già proiettata nel futuro, dove mi attende una nuova vita.

L’aspetto più entusiasmante del mio rientro in Italia è che non si tratta di un ritorno al passato ma di una nuova avventura.

Non torno a Padova, la mia città natale, bensì mi trasferisco in una città che ho visto per la prima e unica volta lo scorso anno: Perugia. Un contesto del tutto nuovo per me. Un orizzonte del tutto nuovo, direi. Non più le linee rette a cui i miei occhi sono stati abituati da Padova e Dublino; di fronte a me avrò un orizzonte di linee curve.

E non torno da sola. Non ripeterò la stancante esperienza di arrivare in un luogo e non avere nessuno con cui parlare, nessuno con cui uscire, per giorni e settimane. Stavolta ad aspettarmi in Italia ci sarà la persona che da marzo 2014 condivide con me gioie e dolori. Ci sarà lui, la sua famiglia, i suoi amici. Un network di affetti in cui entrerò dal day one.

L’apatia per una vita che qui ormai sentivo conclusa ha dunque già lasciato il posto all’entusiasmo della scoperta. Non conosco l’Umbria, ci ho trascorso in tutto 10 giorni della mia vita di cui un paio chiusa in casa per pantagruelici pasti natalizi… e pure per l’influenza. Tutto sarà nuovo per me, tutto andrà scoperto. Una lista lunghissima di cose da imparare, cibi, birre e vini da assaggiare, luoghi da visitare, sentieri da percorrere, eventi a cui partecipare, persone da conoscere.

Non rinnego nulla, non rimpiango nulla. Nel 2008 venire qui è stata la cosa giusta da fare: lo sentivo allora, lo sento ancora. L’Irlanda ha avuto una funzione importante per me. Ho trascorso quasi otto anni, una bella fetta di vita, ho ampliato le mie conoscenze, mi sono divertita. Porto con me in Italia un bagaglio di ricordi che nessuno mai mi potrà rubare.

E in un certo senso tornare in Italia mi riporta con la mente all’inizio della mia vita irlandese. E’ esaltante pensare di poter provare di nuovo l’entusiasmo energetico dei primi giorni a Dublino quando ogni giorno era una novità. Non vedo l’ora.

© Beawolf78 | <a href="http://www.dreamstime.com/">Dreamstime Stock Photos</a> & <a href="http://www.stockfreeimages.com/">Stock Free Images</a> © Beawolf78 | Dreamstime Stock Photos & Stock Free Images

 

Buon 2016 a tutti!

Io non vedo l’ora che inizi.

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Comments

  1. Chiara says:

    In bocca al lupo per questa nuova avventura!!! Continuerai a scrivere sul blog?

    1. laragazzaconlavaligia says:

      assolutamente SI!!!! :)

  2. giovanni says:

    Perugia? verrai qui a proporre i tuoi tour sulla birra? Cmq benvenuta! E che tu sia andata via da li è normale, la celtic tiger aveva creato ununiverso artificiale, ora s’è dissolto e così finito l’incantesimo si riparte… in bocca al lupo e buona vita.

    1. laragazzaconlavaligia says:

      Sì, spero di poter fare tesoro dell’esperienza birre tour a Dublino e proporre qualcosa di simile a Perugia. Ho già diverse idee per tour ed eventi ma prima devo conoscere bene le birre locali. Mi attende un intenso periodo di bevut..ehm… studio :)

      I motivi per cui me ne vado dall’Irlanda sono puramente personali. E’ un paese che continua a piacermi molto e sono felicissima di aver vissuto qui a lungo, ma in questo momento della mia vita ho bisogno di altro. Per chi vuole trasferirsi potrebbe essere un buon periodo, l’Irlanda si è ripresa dalla crisi e l’economia sta crescendo. Il lato negativo di questo è la crisi casa: trovare una stanza sta tornando ad essere difficile come ai tempi della Celtic Tiger, con affitti che rasentano l’usura.

  3. feffè says:

    Bellissimo quello che hai scritto, si legge e vede la tua anima !! In bocca al lupo per tutto y buen Camino :))))

    1. laragazzaconlavaligia says:

      grazie :)
      all the best anche a te!

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