7 motivi per cui il mio blog è speciale

Ho scritto “speciale” e non migliore, più bello, più letto, più figo. Il blog che stai leggendo – cioè fammelo ricordare: il MIO blog – è speciale nel significato che gli dà il dizionario Treccani: particolare, inconsueto, fuori dall’ordinario.

In altre parole… faccio il contrario di quello che fanno i blogger seri! :)

Ecco i sette motivi che rendono “La Ragazza con la Valigia” un travel blog diverso dagli altri, scelti con un 50% di analisi critica e un 50% di autoironia.

1. Ho scritto gli articoli del blog su carta

Ebbene sì, per anni ho scritto gli articoli del blog all’antica, con carta e penna. Scrivevo la “brutta copia” cartacea, poi li copiavo al pc e li pubblicavo. Quasi tutti gli articoli dei primi anni sono stati scritti in questo modo al Simon’s Place, la mia caffetteria preferita di Dublino.

La scelta di scrivere su carta era pressoché obbligata. Il mio portatile all’epoca pesava molto più di quello che uso adesso, il wifi della caffetteria aveva un segnale debolissimo e io non avevo ancora lo smartphone.

C’era anche un motivo pratico, o di salute se volete: tra lavoro, chiamate Skype e altre faccende passavo più di 40 ore a settimana davanti allo schermo di un pc, gli occhi spesso a fine giornata dolevano e l’idea di mettermi a scrivere al computer anche nel weekend mi dava il voltastomaco. Copiare invece era ok perché si trattava di un atto meccanico che non richiedeva alcuna energia creativa. Quindi in realtà era “la brutta copia” il momento bello del blog.

Il motivo principale per cui scrivevo gli articoli del blog su carta era però una scelta di stile. Scrivere su carta mi dava un tono, mi faceva sentire una scrittrice in una città letteraria.

Era una farsa naturalmente, perché stavo scrivendo un blog di viaggi poco noto e non il romanzo che avrebbe sconvolto la storia della letteratura. Era anche un metodo assolutamente inefficiente, perché ogni post richiedeva il doppio del tempo di un post scritto direttamente al computer.

A me però questa routine piaceva tantissimo e potevo permettermi questa perdita di tempo perché il blog non era il mio lavoro e non avevo un calendario editoriale da rispettare. Intrisi di nostalgica dolcezza, i ricordi di quei sabato mattina sono tra i più belli della mia vita dublinese.

Simon's Place, Dublino

2. Ci ho messo un anno a pubblicare la prima foto

Un blog senza immagini fa schifo, lo ammetto. Infatti io le foto volevo pubblicarle da subito, appena aperto un blog, ma ci ho messo più di un anno a capire come fare.

Vi verrà da ridere se avete aperto il vostro blog da pochi anni, ma sappiate che usare WordPress dieci anni fa non era così intuitivo com’è al giorno d’oggi.

Per esempio, non esistevano pacchetti hosting con WordPress pre-installato. L’installazione non era difficile, ma ci voleva un minimo di dimistichezza con alcuni termini tecnici e con software di ftp. Stessa cosa per i plug-in: non si potevano installare e attivare direttamente dalla bacheca WordPress, andavano caricati tramite ftp.

Per le prime due ero riuscita ad arrangiarmi, ma sulle immagini mi sono dovuta arrendere. Non riuscivo a pubblicare e non riuscivo a capire quale fosse il problema.

Dopo più di un anno, esasperata, ho chiesto aiuto ad un mio amico che di lavoro fa il sistemista. Ha smadonnato un bel po’ anche lui e solo il 3 marzo 2012 si è riuscita a vedere la prima foto su questo blog, un anno e due mesi dopo il primo post.

Era stata pubblicata in un post dal titolo “Buongiorno mondo!” ed è rimasta lì fino a oggi. Scrivendo questo post mi sono accorta che la foto originale pesava più di 3 mega!!! Tipici errori da blogger principiante.

L’ho sostituita con una sua versione molto più leggera, la stessa che vedete qui:

Doraemon e Pikachu al Tokyo Anime Center

3. Ho pubblicato la mia prima foto dopo otto anni

Avete letto bene: ci sono voluti OTTO anni prima che comparisse su questo blog una foto che mi ritrae. Vuol dire che è solo da due anni che chi arriva qui senza conoscermi può vedere il mio bel faccino lentigginoso :)

Questo è stato il più grande errore che io abbia commesso in dieci anni di travel blogging. Rileggendo l’articolo in cui spiegavo perché non compariva una mia foto sul blog ne comprendo ancora i motivi, e in linea teorica penso ancora che avevano senso.

Però è innegabile che la gente si aspetta di vedere la faccia di chi scrive. E seppure fossi inizialmente restia (alla fine ho iniziato a pubblicare foto mie soltanto per far tacere i miei amici che insistevano sull’argomento) riconosco che “metterci la faccia” aggiunge a un blog di viaggi un tocco personale indispensabile, senza il quale il blog risulterebbe freddo.

Ammetto di aver peccato di intransigenza per anni. Siccome a me non piacciono i selfie, le foto impostate e le immagini cliché che vedo in tanti travel blog famosi, allora avevo spinto sull’acceleratore in direzione contraria ed ero giunta ad un inutile eccesso.

Oggi penso che sia possibile essere se stessi anche pubblicando “fotine” online. Basta scegliere foto che ci rappresentino, senza inseguire trend che non sono nelle nostre corde.

La Ragazza con la Valigia in Cina

4. Sono una travel blogger che pubblica contenuti in differita

In totale controtendenza rispetto alle regole base del social media marketing sono una travel blogger che pubblica contenuti in differita. Penso di essere l’unica, o comunque una dei pochissimi a farlo.

È un lusso che i blogger professionisti non si possono permettere ed è uno dei motivi per cui non sono diventata travel blogger professionista.

A differenza del pubblicare foto che mi ritraggono, non lo considero un errore. Il viaggio è l’unica situazione in cui mi sento libera dalle costrizioni sociali e voglio viverla in pieno, assaporando ogni singolo momento. Se dovessi postare real time, come fanno quasi tutti i travel blogger, dovrei forzarmi a fare cose che magari in quel momento non mi sento di fare.

Prima di avventarmi su un succulento piatto di pesce dovrei assicurarmi di avere almeno 2 o 3 scatti decenti da pubblicare istantaneamente su Facebook o Instagram. Dovrei fare soste durante i miei trekking per scattarmi foto con sfondi mozzafiato. Dovrei costruire gli itinerari in modo da avere tempo per fare una breve diretta o pubblicare una stories instagram al giorno.

Dovrei fare tante cose che non ho voglia di fare.

Preferisco vivermi il momento, far decantare i ricordi e poi, quando mi sento di farlo, condividere le mie esperienze.

A volte ahimè passa così tanto tempo che finisco per non pubblicare niente, come dimostra il post 5 luoghi di cui non vi ho mai parlato, ma finché non ho bisogno del blog per guadagnarmi il pane preferisco continuare così.

porto, luoghi da vedere

5. Da 10 anni questo blog non monetizza

Curare un blog richiede tantissimo tempo. Per questo motivo è di gran lunga superiore la quantità di blog che nascono e muoiono di quelli che sopravvivono. Si inizia a scrivere con grande foga, ma presto l’entusiasmo viene smorzato dall’enorme quantità di tempo necessaria per pubblicare regolarmente, tempo rubato a famigliari, amici, sport e altre attività del tempo libero.

Un fattore che può contribuire a mantenere vivo l’entusiasmo è la possibilità di guadagnarci. Qualche soldo che arriva in tasca è uno stimolo in più che può supplire a una carenza di motivazione. Dei travel blog che leggo regolarmente, tutti quelli aperti da più di 5 anni monetizzano.

In alcuni casi gli autori sono blogger professionisti, cioè per loro il blog è un lavoro full time, in altri casi parliamo di persone che con il blog hanno acquisito visibilità e sfruttano il blog per promuoversi come professionisti in altri settori (spesso il social media marketing). Nel frattempo arrotondano lo stipendio grazie al blog tramite affiliazioni, ebook, vendita di corsi…

Io sono una dei pochissimi blogger ad aver avuto la costanza di continuare a scrivere senza monetizzare!

Gli unici guadagni che mi vengono da questo blog sono gli spicci che mi faccio con le affiliazioni, ma parliamo di cifre intorno ai 200 euro all’anno. Se considerate che ne spendo una settantina per dominio e hosting e il tempo che ci vuole a scrivere articoli, capirete che “La Ragazza con la Valigia” non può essere considerato né un lavoro full time né un’attività per arrotondare lo stipendio.

En passant, vorrei precisare che i pochi soldi guadagnati con le affiliazioni sono stati inseriti nelle mie dichiarazioni dei redditi. Giusto per dire che sono stronza e pure cornuta. :-P

(a me piace definirmi onesta)

6. Pubblicizzo aziende senza ricavarne né soldi, né omaggi né sconti

Insisto un po’ sull’argomento monetizzazione. Trovatemi un’altra blogger come me che cita spontaneamente aziende sul suo blog senza averne un tornaconto personale. Se ci riuscite, mandatemi i link perché voglio abbracciare l’autore o l’autrice. Amico, amica, grazie per non farmi sentire l’unica fessa al mondo!

Se non ci riuscite, sono davvero l’unica fessa al mondo che consiglia prodotti o servizi senza essere sollecitata a farlo e quindi senza ricavarne soldi, omaggi o sconti. In pratica sono la brand ambassador dei sogni: faccio pubblicità a costo zero. Peccato per le aziende che ho pochi lettori.

Il caso più eclatante è quello del trekking a piedi nel deserto del Marocco. Ho scritto un articolo di iù di 2000 parole e ho pubblicato un video di ben 50 minuti senza ricevere un solo centesimo da Harmony Desert, la compagnia con la quale ho prenotato il tour.

Ho anche scritto un testimonial che è stato pubblicato sul loro sito: è stato accompagnato da un link al mio blog non cliccabile. Non mi sono presa mai la briga di controllare, ma un link non cliccabile è decisamente poco invitante e immagino che nessuno sia mai arrivato al mio blog dal sito Harmony Desert. So invece per certo che è accaduto il contrario.

In quell’occasione mi era stato proposto uno sconto sul tour da me acquistato in cambio di video e foto scattate durante il tour. Un pensierino ce l’avevo fatto perché Harmony Desert era una realtà che mi piaceva aiutare. Ho però preferito pagare la tariffa piena e citare l’azienda nel mio blog senza tornaconto economico pur di vivere l’esperienza in libertà, senza la pressione di dover produrre contenuti (vedi punto 4 di questo articolo). Questo mi ha permesso durante il tour di scattare foto solo quando mi andava di farlo e di non fare video.

Mi è anche capitato di ricevere proposte di collaborazione da aziende che ho rifiutato perché non le ritenevo in linea con i contenuti di questo blog.

Per esempio, una volta mi è stato proposto di promuovere una beauty box con prodotti di make up e creme di bellezza per il viso. Considerando che non mi trucco neanche a casa, figuriamoci se lo faccio in viaggio, mi pareva che qualunque cosa avessi scritto per promuovere la beauty box sarebbe stata ridicola.

Ho rifiutato poi tantissime proposte di affiliazioni da siti che vendono servizi che io non comprerei mai. Al momento partecipo solo a programmi di affiliazione di aziende o professionisti da cui ho comprato o comprerei (Booking.com, Amazon.it, Exploremore.it). Aggiornamento 15/12/2023: il programma di affiliazione Exploremore è chiuso, su Amazon ho chiuso l’account affiliato, su Booking ci ho provato ma deve chiuderlo il supporto clienti e sono in attesa di loro risposta da 4 giorni.

7. Non m’interessa che questo blog sia famoso, vorrei che fosse utile

È il motto di questo blog e ai miei occhi è il motivo principale per cui è speciale. L’ho aperto per ricambiare l’aiuto avuto durante i miei viaggi da altri viaggiatori e non mi interessa che diventi famoso, mi basta essere riuscita in qualche modo ad aiutare qualcuno.

Adesso può sembrare un motivo sciocco considerata la quantità di informazioni che si possono trovare online. All’epoca in cui ho aperto “La Ragazza con la Valigia”, però, di italiani che facevano viaggi indipendenti ce n’erano molti meno di oggi, e di donne italiane che viaggiassero da sole ancora meno, quindi un blog che raccontasse esperienze di viaggio diverse dalla classica vacanza acquistata in agenzia e da fare con amici/parenti/fidanzato poteva avere una sua utilità.

Le cose sono cambiate, ma il motto del blog è rimasto lo stesso e spero rimanga tale per almeno altri dieci anni.

Non m'interessa che il mio blog sia famoso, vorrei che fosse utile

 

Ricordate: ogni scarrafone è bello a mamma soja. Per cui, anche se voi la pensate diversamente, io rimarrò sempre convinta che questo blog è speciale :-P

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Comments

  1. Bellissimo, e mi sono ritrovato tantissimo nell’incipit dell’articolo. Sicuramente non scrivo interi blog post sull’agenda, ma prendo tantissimi appunti. E al di là di tutto, è proprio il gesto di scrivere qualsiasi cosa in un caffè, mentre si sorseggia una bevanda calda, che fa stare proprio bene con se stessi.

    1. laragazzaconlavaligia says:

      i piccoli grandi piaceri della vita :)

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